Il ciclo dell’Eredità, noiosa genialità

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Questo è il mio primo articolo su di un libro, quindi siate clementi.

Dunque, dopo undici anni ho finalmente finito Il ciclo dell’eredità di Christofer Paolini.

Si tratto di ben quattro libri, Eragon,

eragon

Eldest,

eldest

Brisingr,

brisingr

Inheteriance,

inheritance

La storia narra di Eragon che trova un uovo di drago il quale gli si schiude davanti rivelando un cucciolo. La leggenda narra che l’uovo si schiude solo davanti al cavaliere che ha prescelto e gli rimarrà fedele per sempre istituendo un legame affettivo ed extrasensoriale. Per Eragon si profila un grande destino che lo porterà a ridisegnare le sorti del regno in cui vive, Alagaesia. Questo è quanto c’è da sapere perché riassumervi la trama è impossibile in quanto si tratta di quattro libri di settecento pagine cadauno, forse di più.

Quando comprai Eragon fui colpita dalla copertina in quanto appassionata di fantasy poi la storia mi conquistò. Avvincente e ricca, una letteratura sopra la media al di là del semplice intrattenimento. Duelli, battaglie, tanta magia ed etnie differenti danno vita a quello che si definisce come un capolavoro, impossibile credere che l’autore quando scrisse il primo volume aveva solo sedici anni. Divorai il libro tutto ad un fiato e non fu da meno il secondo; ma con Brisinger le cose cambiano. Le continue battaglie e combattimenti intrinseci ad incantesimi e magia, i vari popoli che si scontrano e si uniscono, le trame della vita passata di Eragon che escono allo scoperto, hanno reso la lettura difficile la quale già richiedeva una lieve concentrazione dal primo volume.

Aggravante peggiore è il tempo. Gli anni che trascorrono tra un libro e l’altro sono diversi e si perde il filo della storia, a poco serve il riassunto ad inizio libro.

Con l’ultimo volume ho gettato la spugna dopo che c’è voluta una  buona pagina per descrivere la goccia che cade dal soffitto sulla coscia di Eragon, e così il libro rimase a prendere polvere fino a vari anni dopo  quando non sviluppai una sorta di insonnia e mi fu suggerito di leggere prima di addormentarmi. Ripresi Inheteriance ed in effetti me lo ricordavo peggiore ma nel complesso la mia idea non è cambiata di molto.

Ora non nego che sia un capolavoro, ma quello che all’inizio sembrava genialità mista a rara fantasia a lungo andare diventava ostentato sfociando in una favola noiosa, inoltre dato che tutta la storia ruota intorno a Eragon e alleati che cercano di sconfiggere il tiranno Galbatorix, mi aspettavo una battaglia tra loro più lunga e di difficile finale. Da brava romantica speravo che alla fine quel flirt appena accennato tra Eragon e Arya diventasse una relazione ufficiale troppo a lungo rimandata per una guerra in atto da vincere. Invece i due si separano, Eragon se ne va con i draghi e le uova rimaste e Arya diventa sovrana.

Credo che la difficoltà nella lettura stia nel fatto che a differenza di saghe come Twlight e Harry Potter, qui non si tratta di episodi che occupano un singolo volume e che insieme delineano una macro trama, ma di una storia continua che si sviluppa libro dopo libro e anche leggendoli uno dopo l’altro, essa è talmente complessa e strutturata che riesce davvero difficile tenere il filo.

E’ innegabilmente un capolavoro, ma forse di nicchia.

– Isabella –