Firenze in piazza per la pace

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Proprio nella giornata di ieri, come in tante città italiane, si è tenuta una manifestazione per la pace in piazza della Signoria a Firenze. Abbiamo voluto esserci per darvi conto in un momento come questo di cosa accade in queste manifestazioni.

La piazza inizialmente poco gremita, si presentava intorno alle 17 molto tranquilla. Ci siamo posizionati di fronte alla sede del comune che è lo storico palazzo Vecchio. Erano già presenti alcuni gruppi di persone che si distinguevano per le varie bandiere. I sindacati confederati, ed anche le varie bandiere della pace, dell’Ucraina e dei vari paesi limitrofi.

Ad aprire la dichiarazione iniziale è proprio il sindaco Nardella, la piazza nel frattempo inizia visibilmente a riempirsi, l’atmosfera è molto tranquilla e serena. Il discorso del sindaco è ovviamente molto condivisibile e tocca vari argomenti che non coinvolgono la politica ma le condizioni sociali e delle persone, il punto focale per il sindaco è negoziare ad oltranza. Assieme a lui anche il presidente della regione Toscana Giani interviene per ribadire il no a questa invasione di un paese sovrano. A Firenze è particolarmente sentito in quanto, ci spiega il presidente Giani, che Kiev è gemellata proprio con Firenze da tanti anni in quanto capitale culturale del paese.

Di fronte a palazzo Vecchio c’è tutta la giunta comunale, europarlamentari e la rappresentante funzioni facente dell’Ucraina a Firenze che è visibilmente commossa e ringrazia tutti i presenti per la solidarietà dimostrata. Non fa un discorso politico o di appartenenza ma dice che la situazione è molto seria e sentono la solidarietà dell’Italia ed anche degli altri paesi europei. Interviene anche il sindaco di Atene che si trova a Firenze per ribadire che l’Europa è unita in questa crisi che nessuno si aspettava dal dopoguerra ad oggi.

La piazza è sempre stata ordinata e molto silenziosa, attenta alle varie dichiarazioni e applausi spontanei scandivano e sottolineavano i passaggi più sentiti. Molti i giornalisti delle varie tv e testate locali e regionali. Tanti cartelli e bandiere e un grande senso di partecipazione che volevamo provare a raccontarvi in questi giorni difficili!

Michele

France 24, canale All News che fa concorrenza ai grandi network

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Liberté, Egalité, Actualité

Se siete appassionati dei canali di News, potreste aver riconosciuto il logo di questo canale europeo. Oggi ve ne voglio parlare in quanto negli ultimi anni è cresciuto enormemente, ed è l’unico canale europeo che fa concorrenza ai grandi Network delle News mondiali.

Andiamo con ordine: siamo nel 2006 e il canale, come potete immaginare viene trasmesso in lingua francese direttamente da Parigi. Nello stesso anno parte la versione inglese del tutto identica alla precedente con una programmazione 24h. Integrando televisione, web e applicazione mobile.

Nel 2007 viene lanciato il canale in Arabo, dapprima per sole 4 h al giorno ma dal 2010 proprio come per i due precedenti diventa un canale 7 giorni su 7. Come area di riferimento tutto il medioriente. Anche in questo caso trasmesso da Parigi .

Nel 2017 arriva l’ultimo nato in lingua spagnola trasmesso direttamente da Bogotà. Il format per tutti i canali è il medesimo, ma viene ritagliato su misura per i diversi paesi e la diversa audience. Il punto di forza di questo canale è senza dubbio l’impostazione e i programmi che hanno saputo renderlo punto di riferimento per milioni di telespettatori. I 4 canali di news, raggiungono 355 milioni di persone in tutto il mondo, e ogni settimana si contano 61,2 milioni di telespettatori in 183 nazioni coperte. Se vi sembrano piccoli numeri, vi ricordo che parliamo di un canale All News e non di intrattenimento.

La programmazione è il punto forte del progetto, le edizioni dei telegiornali sono infatti inframezzate da rubriche di ogni tipo con una durata tra i 15 e i 30 minuti. Non troppo brevi ma nemmeno troppo lunghe da annoiare lo spettatore che così si può appassionare alle varie rubriche e seguire le edizioni di informazione. Qui in Italia i canali visibili sono solo quelli in inglese e francese sul DTT e Tvsat.

Qui sopra potete scorre una parte delle rubriche che ogni giorno accompagnano gli spettatori. Altra cosa interessante sono i giornalisti, che sono sempre i medesimi per la rubrica, abituando così lo spettatore alla loro presenza dando familiarità e abitudine.

  • Down To Heart con Mairead Dunas, vi porta alla sccoperta delle città e delle loro bellezze, innovazione e tecnologia
  • Encore, con Eve Jackson vi accompagna nello spettacolo della tv, cinema, musica e tutto ciò che fa spettacolo
  • The 51% con Annette Young, va alla scoperta del mondo femminile nel business e in tutti i campi fino alla società
  • Reporters con Mark Owen, i grandi reportage per le notizie di approfondimento
  • Media watch con James Creedon, è una finestra sui social media di ogni genere sulle notizie di tutti i giorni.

Questi sono solo alcuni esempi, ma potete certamente trovare ciò che più vi appassiona. Tech 24 per esempio, per tutti gli appassionati di tecnologie e nuove scoperte, oppure The Observer; dove sono gli utenti stessi a fare da giornalisti inviando all’emittente video di notizie da pubblicare.

Il linguaggio usato è chiaro e professionale, inoltre è ottimo per tutti coloro che vogliono esercitarsi con le lingue, sia per ascoltare che per la lettura delle notizie.

Una redazione di 430 giornalisti di 35 diversi paesi e 160 inviati sul campo che ogni giorno intrattengono e informano facendo concorrenza alle grandi delle News sia americane che orientali. Che cosa ne pensate? avete mai guardato questi canali? Dateci la vostra opinione.

Fonte dati http://www.france24.com

– Michele –

Sulla mia Pelle, un film per riflettere

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Immagino che in questi giorni molti di voi avranno sentito parlare del controverso “Sulla mia Pelle”,il film sulla brutta storia di Stefano Cucchi. Ancora adesso non si è fatta piena luce su questa incredibile vicenda.

Incuriosito dai vari commenti, ho deciso che la cosa migliore fosse vedere il film per poi parlarvene.

Innanzitutto devo dire che sia Lucky Red che Netflix sono stati davvero coraggiosi nel portare sul grande schermo questa storia. Invito ciascuno di voi a vedere questo film prima di formulare qualsiasi giudizio. Il distributore Andrea Occhipinti si è anche dimesso a causa delle polemiche e difficoltà riscontrate nel distribuire nelle sale questo film.

La storia inizia dalla sera in cui Stefano viene fermato dai carabinieri per spaccio e uso di droghe e si conclude quando viene ritrovato morto. Non ci sono quindi pregiudizi su tutto quello che è accaduto dopo in quanto il film non tratta nulla di ciò.

Se vi aspettate un film violento vi sbagliate. Si preferiscono far intuire certe scene e non mostrarle. Una delle cose che più mi ha colpito in questa storia è la burocrazia disumana. Quella che non permette a dei genitori di vedere il proprio figlio. Dopo l’episodio di violenza, Stefano riporta delle evidenti lesioni corporali. Eppure ogni volta che viene trasportato o spostato, ad ogni richiesta di cosa sia successo risponde che è caduto.

L’indifferenza è una delle grandi protagoniste che avrebbero potuto cambiare veramente questa tragica storia. L’indifferenza del poliziotto che prende la deposizione, della polizia di stato che lo trasferisce e persino del personale del 118 che cerca di visitarlo quando sta male in carcere.

Le sue condizioni continuano a peggiorare, quando Stefano si presenta in tribunale, gli vengono poste poche domande. Tumefatto e in difficoltà risponde ad un giudice che rimane ancora una volta indifferente. Verrà trasferito in una struttura ospedaliera, dove grazie a diversi esami potranno accertare le lesioni subite.

Oltre quelle più evidenti, la più grave è la lesione a 2 vertebre della spina dorsale. In tutto questo, ogni volta che i genitori tentano di andare a trovarlo si trovano davanti ad un rifiuto burocratico che viene sempre propinato da una persona diversa in maniera disumana.

Durante uno degli ultimi colloqui con un’infermiera, lei chiede per l’ennesima volta di dirgli che cosa sia accaduto. Lui esausto le urla che è stato picchiato dai carabinieri e si stupisce che tutti chiedano e dice ” ma come non si vede?” tutti si sono girati dall’altra parte.

Dopo solo una settimana Stefano muore e la famiglia viene avvisata sempre dalla burocrazia. Una famiglia che sinora era sempre stata mantenuta all’oscuro delle reali condizioni di salute del figlio.

Un figlio che non viene certo dipinto come un eroe. Anzi è un drogato che racconta di essere stato più volte in comunità. Della famiglia stanca che poco si fida di lui, e del fatto che si dimostra essere anche uno spacciatore.

Nonostante questo, è il lato umano, che prevale in una storia di indifferenze e omertà. Di come questi genitori non siano mai riusciti a parlare con qualcuno e di come persino una volta morto il figlio si siano dovuti impuntare per poterlo vedere. Le procedure fredde e insensibili hanno prevalso su tutto e tutti… così un giovane è morto tra polemiche inutili su chi, come o cosa… quando forse meno indifferenza avrebbe potuto facilmente salvare una vita.

– Michele –

 

Thirteen reasons why, imperdibile.

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Tredici è il titolo italiano di questa sconvolgente serie di cui oggi vi voglio parlare. I temi trattati in questi 13 episodi sono il Suicidio, Bullismo e Violenza Sessuale. Tutte cose molto attuali ed affrontate in maniera dura inesorabile quasi spietata. Parliamo della storia si Hannah Baker e della sua morte. No e’ uno spoiler tranquilli. La serie si apre ed è incentrata sul suo tragico suicidio e le cause che l’hanno condotta a questa scelta.

” Tu sei stato l’inizio della fine”

Hannah Baker è una liceale come tante, dopo la sua morte nella scuola gira una scatola contente 13 cassette che contengono la versione registrata di Hannah su ciò che l’ha condotta alla sua scelta. Le cassette vengono consegnate ed ascoltate secondo un preciso ordine, ovvero alle persone coinvolte. Noi spettatori iniziamo a seguire la sua storia quando le cassette arrivano a Clay Jansen, amico e ma non solo anche innamorato di Hannah.

” Non potevi salvarmi”

Clay inizia ad ascoltare le cassette e noi vediamo la storia di Hannah e le persone coinvolte. Ogni cassetta è dedicata a un compagno di scuola o amico che in qualche maniera ha contribuito alla sua morte o che le ha fatto del male. Allo stesso tempo seguiamo gli sviluppi di ciò che accade dopo, alla sua famiglia, la scuola e le reazioni delle persone coinvolte.

” Perchè una ragazza morta dovrebbe mentire?”

Queste che vedete sono le domande che vengono poste nella serie e che alla fine troveranno una risposta. Si, perchè anche le reazioni delle persone coinvolte saranno per noi a volte incomprensibili ma plausibili. Vedremo fatti che saranno difficili da digerire, violenze e indifferenza di molti, forse troppi. L’unica persona che sembra ribellarsi a questo silenzio è proprio Clay che romperà l’omertà e farà uscire la verità triste di questa vicenda.

” Ne hai fatto una sfida?”

Vi posso assicurare che iniziare questa serie vi coinvolgerà in maniera sempre più forte. Io ho diluito gli episodi in una settimana. Alcune scene sono forti ma credo che siano adatte ad un pubblico di teenager. Sicuramente questo racconto potrebbe o dovrebbe aprire un grande dibattito. Sui ragazzi ma in generale sulle regole di una società attuale che non riesce ad impedire questo tipo di avvenimenti. C’è anche il tema del Cyber bullismo, che dalle persone un pochino più grandi non è sentito in quanto nella loro infanzia non ha avuto impatto, ma per i giovani di oggi impatta come una vera e propria violenza personale.

” Come fai a vivere con te stessa?”

Vi consiglio veramente di vedere questa serie, tratta dal romanzo omonimo e recitata davvero benissimo da questi giovani attori, che riescono a far vivere un senso di realtà. Questa serie al contrario del libro, approfondisce anche il lato familiare di Hannah, portando anche più in primo piano i suoi genitori. L’intenzione è quella di mostrare che cosa accade anche a chi rimane quando una persona si toglie la vita.

Fatemi sapere che cosa ne pensate.

– Michele –

Prestiti Scaduti. La crisi economica greca attraverso gli occhi del commissario Charitos

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Chi non ricorda i giorni infuocati dell’ultima crisi greca? Chi non ricorda l’incertezza, la rabbia, la paura, le manifestazioni e le discussioni, le speranze e la sfida, e poi, infine, la drammatica scelta di Varoufakis?

cover

Copertina flessibile: 383 pagine
Collana: I grandi tascabili
Prezzo medio:10,90

Prestiti scaduti dello scrittore greco racconta proprio questo: una serie di delitti fa da sfondo alla crisi economica della Grecia e suona come una vendetta contro i banchieri che, non solo hanno provocato la più grande crisi economica dopo quella del 1929, ma si sono enormemente arricchiti.
Scritto nel 2011, Prestiti scaduti è un giallo o un poliziesco che ha per protagonista il famoso commissario Kostas Charitos, una specie di Montalbano greco, solo ancora più disincantato e amareggiato.

E’ la citazione iniziale di Bertold Brecht, tratto da ‘L’opera da tre soldi’, ad introdurci al romanzo facendoci capire già tutto:

“che cos’è una rapina in banca a confronto della fondazione di una banca?”.

La narrazione si apre con uno spaccato di vita normale, quella di una famiglia alle prese con il matrimonio della figlia. Ma già in queste prime scene la crisi economica fa capolino nei discorsi tra Charitos e la moglie che lo costringe a cambiare la sua vecchia auto (una Mirafiori a cui il commissario era molto affezionato) per fare bella figura al matrimonio della figlia. Charitos, tra tagli e decurtazioni di stipendio, deve anche lui fare i conti con le rate, mentre sua moglie cade in uno stato di profonda prostrazione quando un vicino di casa si butta dal balcone perché sommerso da debiti a cui non riesce più a fare fronte.

Mentre si svolge la festa di matrimonio, Charitos viene convocato con urgenza per uno strano omicidio: l’ex direttore della Banca Centrale greca Zisimopoulos, viene trovato morto, decapitato di netto con un arma che potrebbe essere una spada. Un personaggio di spicco, che fu autore della quotazione in borsa della Banca Centrale con guadagni favolosi

Iniziano le indagini con pochissimi elementi, l’unica traccia lasciata dall’assassino è un foglio A4 con la lettera D attaccato alla camicia con uno spillo. Charitos brancola nel buio più totale, sennonché pochi giorni dopo un altro omicidio compare sulla scena: stessa tecnica, altro banchiere, solo stavolta inglese. Il che giustifica l’arrivo di Scotland Yard, che il commissario irride sottilmente per una superiorità tanto esibita quanto vana. Le indagini vengono spinte verso una falsa pista, quello del terrorismo, per compiacere gli inglesi, finché l’aggravarsi della situazione smentisce un quadro investigativo assolutamente improponibile.

Lo stesso giorno dell’ultimo omicidio, sui muri di Atene, e a pagamento su un paio di giornali, compaiono annunci che incitano i cittadini a non preoccuparsi e a non pagare se si trovano in difficoltà e non riescono a far fronte ai debiti verso le banche. Un’esortazione alla “disobbedienza finanziaria” che crea grande scompiglio tra la gente e un vero proprio stato di allarme tra le autorità del paese.

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La pressione sul commissario aumenta a vista d’occhio ma egli indaga con meticolosità, studia la cultura finanziaria, avvicina le persone colpite dai debiti e ci racconta le loro storie, narra le conseguenze di scelte politiche che ricadano sempre sulla gente normale. Così, un passo dietro l’altro, la soluzione del rebus diventa ad un tratto chiara al commissario che identifica l’assassino, una specie di giustiziere sociale che assume su di sé, per tutti coloro che sono stati truffati, ingannati, vessati, il compito di fare giustizia.

Una giustizia che può essere giusta dal punto di vista dei fatti, ma il commissario, uomo delle istituzioni, in cui nonostante tutto crede, non può accettare. “In questo Paese ci sono due tipi di provocatori”, gli dice un giorno Ghikas, il comandante della polizia, “quelli che spaccano tutto e quelli che governano. Tu sei un poliziotto. Con chi stai?”– “Con quelli che governano.” , risponde “a denti stretti” il commissario.
E mentre Charitos indaga percorriamo con lui le strade di Atene sempre intasate dal traffico, interrotte da susseguirsi di manifestazioni e proteste, con persone arrabbiate, disperate o rassegnate: scenario apocalittico di una città europea al tempo della crisi che è anche spaccato della società greca e dei cambiamenti a cui la crisi l’ha sottoposta.
Una realtà ben nota in Italia e in altri paesi del Mediterraneo: una crisi economica inspiegabile, pagata con tagli a pensioni e stipendi, leggi inique che innalzano l’età pensionabile e distruggono sogni e speranze delle giovani generazioni costrette a riprendere la via dell’emigrazione. Su tutto pesa la politica scellerata di prestiti delle banche che continuano ad arricchirsi e ad alimentare altre crisi e che ancora oggi perpetuano gli stessi metodi. Vicende ancora oggi di grande attualità, il caso della Banca Etruria è sotto i nostri occhi.

– Carmela –

Gennaio 2016