Chi non ricorda i giorni infuocati dell’ultima crisi greca? Chi non ricorda l’incertezza, la rabbia, la paura, le manifestazioni e le discussioni, le speranze e la sfida, e poi, infine, la drammatica scelta di Varoufakis?
Copertina flessibile: 383 pagine
Collana: I grandi tascabili
Prezzo medio:10,90
Prestiti scaduti dello scrittore greco racconta proprio questo: una serie di delitti fa da sfondo alla crisi economica della Grecia e suona come una vendetta contro i banchieri che, non solo hanno provocato la più grande crisi economica dopo quella del 1929, ma si sono enormemente arricchiti.
Scritto nel 2011, Prestiti scaduti è un giallo o un poliziesco che ha per protagonista il famoso commissario Kostas Charitos, una specie di Montalbano greco, solo ancora più disincantato e amareggiato.
E’ la citazione iniziale di Bertold Brecht, tratto da ‘L’opera da tre soldi’, ad introdurci al romanzo facendoci capire già tutto:
“che cos’è una rapina in banca a confronto della fondazione di una banca?”.
La narrazione si apre con uno spaccato di vita normale, quella di una famiglia alle prese con il matrimonio della figlia. Ma già in queste prime scene la crisi economica fa capolino nei discorsi tra Charitos e la moglie che lo costringe a cambiare la sua vecchia auto (una Mirafiori a cui il commissario era molto affezionato) per fare bella figura al matrimonio della figlia. Charitos, tra tagli e decurtazioni di stipendio, deve anche lui fare i conti con le rate, mentre sua moglie cade in uno stato di profonda prostrazione quando un vicino di casa si butta dal balcone perché sommerso da debiti a cui non riesce più a fare fronte.
Mentre si svolge la festa di matrimonio, Charitos viene convocato con urgenza per uno strano omicidio: l’ex direttore della Banca Centrale greca Zisimopoulos, viene trovato morto, decapitato di netto con un arma che potrebbe essere una spada. Un personaggio di spicco, che fu autore della quotazione in borsa della Banca Centrale con guadagni favolosi
Iniziano le indagini con pochissimi elementi, l’unica traccia lasciata dall’assassino è un foglio A4 con la lettera D attaccato alla camicia con uno spillo. Charitos brancola nel buio più totale, sennonché pochi giorni dopo un altro omicidio compare sulla scena: stessa tecnica, altro banchiere, solo stavolta inglese. Il che giustifica l’arrivo di Scotland Yard, che il commissario irride sottilmente per una superiorità tanto esibita quanto vana. Le indagini vengono spinte verso una falsa pista, quello del terrorismo, per compiacere gli inglesi, finché l’aggravarsi della situazione smentisce un quadro investigativo assolutamente improponibile.
Lo stesso giorno dell’ultimo omicidio, sui muri di Atene, e a pagamento su un paio di giornali, compaiono annunci che incitano i cittadini a non preoccuparsi e a non pagare se si trovano in difficoltà e non riescono a far fronte ai debiti verso le banche. Un’esortazione alla “disobbedienza finanziaria” che crea grande scompiglio tra la gente e un vero proprio stato di allarme tra le autorità del paese.
La pressione sul commissario aumenta a vista d’occhio ma egli indaga con meticolosità, studia la cultura finanziaria, avvicina le persone colpite dai debiti e ci racconta le loro storie, narra le conseguenze di scelte politiche che ricadano sempre sulla gente normale. Così, un passo dietro l’altro, la soluzione del rebus diventa ad un tratto chiara al commissario che identifica l’assassino, una specie di giustiziere sociale che assume su di sé, per tutti coloro che sono stati truffati, ingannati, vessati, il compito di fare giustizia.
Una giustizia che può essere giusta dal punto di vista dei fatti, ma il commissario, uomo delle istituzioni, in cui nonostante tutto crede, non può accettare. “In questo Paese ci sono due tipi di provocatori”, gli dice un giorno Ghikas, il comandante della polizia, “quelli che spaccano tutto e quelli che governano. Tu sei un poliziotto. Con chi stai?”– “Con quelli che governano.” , risponde “a denti stretti” il commissario.
E mentre Charitos indaga percorriamo con lui le strade di Atene sempre intasate dal traffico, interrotte da susseguirsi di manifestazioni e proteste, con persone arrabbiate, disperate o rassegnate: scenario apocalittico di una città europea al tempo della crisi che è anche spaccato della società greca e dei cambiamenti a cui la crisi l’ha sottoposta.
Una realtà ben nota in Italia e in altri paesi del Mediterraneo: una crisi economica inspiegabile, pagata con tagli a pensioni e stipendi, leggi inique che innalzano l’età pensionabile e distruggono sogni e speranze delle giovani generazioni costrette a riprendere la via dell’emigrazione. Su tutto pesa la politica scellerata di prestiti delle banche che continuano ad arricchirsi e ad alimentare altre crisi e che ancora oggi perpetuano gli stessi metodi. Vicende ancora oggi di grande attualità, il caso della Banca Etruria è sotto i nostri occhi.
– Carmela –
Gennaio 2016