“Black mirror”, prototipo di interattività ma non novità.

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Di recente su Netflix, è uscito ” balck mirror”. Nato come serie telivisia, “black mirror” è ora diventato il primo film interattivo della storia.

Può sembrare una novità, ma in raltà motli si chiedono come mai nessuno ci aveva pensato prima.

Da prima nell’editoria e poi nei videogame, la possibilità di dare scelta all’utente di come far evolvere la storia, era già stata sperimentata, mancava solo il cinema, ed ecco “black mirror”. Ambientato negli anni 80, dove un adolescente programma videgiochi, trae ispirazione da un libro intitolato” Bandersnatch” ove mano a mano che la storia si sviluppa, l’utente ha la possibilità di scegliere come far progredire la storia e a seconda della scelta, il libro lo dirotta sulla pagina conseguente e da lì un’altra scelta e così via.

Nel film è più o meno lo stesso procedimento, la scena si pone al telespettatore con due opzioni riguardo a cosa far succedere, e attraverso il telcomando si fa la propria scelta.

Tuttavia, non sempre la scelta che si decide di intraprendere porta ad uno sviluppo della storia. A volte riporta indietro e si è costretti a scegliere diversamente . Questo è un primo limite: non garantire uno sviluppo della storia a prescindere dalla scelta che è stata fatta, pilotando la scelta del telespettatore.

Altro tentativo che porta ad una manipolazione della scelta, è non rispettare la stessa, mi spiego meglio, con il seguente esempio: al ragazzo viene posta la scelta se accettare o meno la droga che gli viene offerta, la scelta cade sul no, ma questa vine messa di nascosto nel bicchere del ragazzo il quale la assume inconsapevolmente. Se alla fine la storia si è sviluppata all’opposto della nostra decisione, a cosa è servito?

Tutto sommato non vedo tutta questa libertà di scegliere la trama, il percorso principale appare comunque tracciato.

Ciò che invece ho apprezzato e nella quale vedo davvero una forma di interattività, è il fatto che ad un certo punto il ragazzo sente in qualche modo di essere manipolato, non capisce bene se è una forma divina o il destino, ed è a questo punto che sullo schermo del pc appaiono scritte, qualcuno che cerca di comunicare. Al ragazzo viene detto che qualcuno dal futuro sta scegliendo per lui, che lui crede di avere il controllo ma non è così, gli viene spigato chiaramente che da Netflix, una piattaforma a tematica cinematografica, qualcuno sta guardando il film e decide lo sviluppo della storia. Siamo noi dentro la storia, questa la ritengo un’ottima forma di inserimento dell’utente all’interno del film.

Vedo in “balck mirror” una qualche forma di indagine di mercato su quelle che sono le preferenze del cliente, oltrutto molto ben ingengnata, attraverso le scelte fatte si può comprendere cosa piaccia di più e creare sulla base di quelle scelte, se violente oppure ragionate, ovvie o meno esposte. A parte questo lo ritengo niente di più si un prototipo sul quale c’è ancora molto da lavorare.