Pablo Escobar, angelo o demonio?

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Qualche giorno fa stavo prendendo un caffè con un amico. Mentre conversavamo sorseggiando la calda bevanda, sul televisore del bar il tg parlava si Pablo Escobar e di un museo che avevano inaugurato da poco in sua memoria a Bogotà.

“Accidenti, un museo per un criminale?!” Esclamai inorridita, ma il mio amico mi apostrofo’ : ” Stai scherzando?! Ha portato un’intera popolazione oltre la soglia di povertà, ha costruito ospedali, fatto donazioni, ecc.”. Ecco questo mi ha fatto pensare parecchio, il dubbio e la confusione offuscavano quello che fino a quel momento, consideravo una mia opinione ferma e ben definita riguardo Pablo Escobar. Ho cominciato a fare ricerca e raccogliere informazioni, ho approfondito la conoscenza che avevo sull’argomento e acquisito gli strumenti necessari per formare un’opinione più obiettiva, ho persino visto Berry Seal, film con Tom Cruise ove lui interpreta Barry Seal un pilota che lascia la compagnia per cui lavora e decide di mettersi alle dipendenze di Escobar, ma di questo parleremo in un’altra occasione.

Ebbene, Pablo Escobar era un noto narcotrafficante, il più grande e ricco al mondo, commerciava soprattutto cocaina e pare che il giro di traffico ammontasse a svariate decine di miliardi di dollari. La sua tecnica era semplice, a chiunque si mettesse sul suo cammino proponeva: soldi o piombo? Potevi decidere se farti corrompere o farti ammazzare, quanti credete che abbiamo scelto il piombo?

Pablo Escobar non era solo un criminale spietato, che si limitava a far fuori chi si opponeva a lui, sapeva dove girava il vero potere e di conseguenza il controllo, perciò si dette alla politica raccogliendo anche un certo numero di consensi, ma l’ idillio termino’ quando una rivista pubblico’ la notizia di un arresto inflitto ad Escobar negli anni 70 per detenzione di droga, molti politici usarono questo contro di lui per estrometterlo e ci riuscirono, tuttavia potete immaginare che fine abbiano fatto giornale e politici.

Pablo Escobar, Robin Hood della Colombia. Eh già, politica e giornalismo a parte, la popolazione vedeva Escobar come una sorta di Robin Hood, con la differenza che invece che rubare ai ricchi per donare ai poveri, lui era ricco e donava. Regalava denaro a chiunque in cambio di omertà, con il narcotraffico creava posti di lavoro fornendo reddito a famiglie affamate; costruì ospedali, strutture sportive, sponsorizzata squadre di calcio e donava soldi a orfanotrofi. La gente lo adorava, al punto da aprire un museo tutti per lui.

Orbene dunque, criminale o benefattore? Molti pensano che fosse un criminale ma se con questo faceva anche del bene, beh, ben venga. Seeee, vallo a raccontare alla moglie del ministro di giustizia assassinato dai sicari di Escobar, o ai genitori che lottano per tirare fuori dalla tossicodipendenza i propri figli. Escobar ha fatto del bene? Può essere ma per il proprio tornaconto, per guadagnarsi il favore dell’opinione pubblica allo scopo di influenzare la giustizia.

Signori, al mondo non c’è solo povertà, ma anche ricchezza e non sempre questa va di pari passo con avidità e sfruttamento, vi sono imprenditori che investono parte dei loro profitti in costruzioni di ospedali o scuole ove l’ignoranza e malattia dilagano, contribuiscono alla creazione di sistemi di irrigazione in zone aride e secche, persone che comprendono che non è sufficiente donare acqua o cibo ma è più efficace insegnare come ricavare queste risorse. Alcune multinazionali aderiscono ad associazioni benefiche le quali si occupano di stipulare contratti adeguati che evitino lo sfruttamento e garantiscano la tutela dei diritti civili, dando lavoro a popolazioni povere le quali lavorano i prodotti locali utili alle aziende in questione, contribuendo alla continuità dei loro affari e creare così posti di lavoro, come ad esempio la lavorazione di caffè in Brasile.

Mi piace credere che il mondo sia un bel posto e che valga la pena conservarlo e migliorarlo.

Me before you

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Per caso capitai su questo film.

La trama è semplice: un ragazzo, William (Sam Claflin),

abituato a vivere alla stregua dell’alta adrenalina, un lavoro altamente remunerativo, di famiglia ricca,subisce un incidente che lo costringe su una sedia a rotelle con l’uso di un solo dito. Un bel cambiamento non c’è che dire, il ragazzo diventa insopportabile e rende la vita di chi lo circonda, un vero inferno. Lei, Louisa, (Emilia Clarke)

ragazza semplice, di semplice famiglia, bisognosa di lavorare, accetta il lavoro di badante per William senza pensarci troppo. I due arrivano presto allo scontro, il quale si rivela catartico perchè da questo momento in avanti Will avrà più rispetto per Louisa. Prevedibilmente i due passano dall’odiarsi all’amarsi, ma c’è un segreto che Louisa viene a scoprire, il tempo di durata del contratto come badante coincide con il periodo che Will ha concesso ai suoi genitori per rimanere ancora in vita, dopo il quale, praticherà l’eutanasia presso una clinica svizzera.

Louisa, decide a tutti i costi di fargli assaporare di nuovo la gioia di vivere, vanno alle corse di cavalli, a concerti di musica classica, fanno addirittura un viaggio, e lui sembra essere felice, sembra aver riacquistato la voglia di vivere.

Tuttavia, come ci aspettavamo, è prorpio in virtù di questo amore che Will, lascia andare Louisa, la quale, innamorata di lui, non vuole accettare la decisione di Will, reagendo con rabbia violenta dettata dal dolore.

E tutto si compie. Il film termina come ci aspettiamo che finisca, e non come speravamo.

Sebbene privo di colpi di scena, trama classicamente drammatico-romantica, lento e un pò noioso, invito comunque a vederlo, perché? Emilia Clarke è eccezionale nell’interpretare un personaggio altrettanto eccezionale: una ragazza con gusti eccentricamente vintage, pettinatura alla Pippi calzelunghe, di animo puro, è proprio il caso di dire che porta colore nella vita di Will, e parlo di colori nettamente vivaci.

Me before you

Essa ci emoziona grazie a quelle sue espressioni enfatizzate da una mimica forte che gira intorno alla dinamicità delle sue sopracciglia, incapace di mentire, e non parlo in senso verbale, incapace di mascherare le emozioni, viva e spontanea; ma se pensate che il senso della questione sia lei che fa riscoprire la gioia di vivere a lui, personaggio fisicamente limitato, dispotico e iracondo, vi sbagliate. Sebbene per poco ha vissuto, anche se brevemente ha riassaporato quella vitalità, ed è questo che vuole trasmettere alla sua Louisa, e glielo scrive chiaro e netto su carta ingiallita, vissuta. Vivere, non accontentarsi, impegnarsi, porsi un obiettivo e raggiungerlo, poi porne un altro ancora più oltre e raggiungerlo. Non sappiamo se Louisa lo farà davvero ma preoccupiamoci di provarci noi.

Emilia Clarke, ci aveva già sorpreso interpretando un un personaggio molto contraddittorio nel “Trono di Spade”, personaggio che alterna pietà e crudeltà, con Louisa ci conferma la sua versatilità interpretativa, e talento.

In questa pellicola, non c’è solo una brava attrice e lacrime, si possono scorgere tratti di quella comicità tipicamente inglese, che spezzano la calma del film. Alterniamo risate a fazzolletti, dunque. Facciamo tesoro della gioia di vivere, e del coraggio di vivere.

Malasanità a Borgotaro

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Questo articolo-denuncia ha lo scopo di portare all’attenzione la malgestione dell’Ospedale di Borgotaro, in provincia di Parma.

Di seguito riportiamo alcune testimonianze, e solo alcune, di come sia mal gestito questo piccolo ospedale di provincia, considerando che solitamente gli ospedali più piccoli dovrebbero essere quelli che funzionano meglio.

Giulio (nome che usiamo per convenzione) si reca al cup di Borgotare per prenotare una visita allo scopo di verificare la presenza di una infezione. Al cup gli forniscono un numero preso il quale effettuare al prenotazione. A questo numero gli dicono che deve recarsi al cup e che non è possibile prenotare telefonicamente. Giulio si reca al cup ma allo sportello gli ribadiscono con arroganza che non è possibile prenotare e che deve farlo telefonicamente. Giulio richiama il numero spiegando la situazione ma gli viene detto che non è possibile prenotare tramite  numero e che se al cup non sono disponibili ad effettuare la prenotazione deve andare di persona a Parma ed effettuare la visita privatamente. Frustrato e arrabbiato Giulio a e piuttosto che tornare allo sportello del cup di Borgotaro  per farsi maltrattare, si rassegna e sborsa ben 120,00 eruo per la visita necessaria, per la quale non avrebbe dovuto pagare un centesimo.

Eppure dicono che l’Ospedale di Borgotaro sia uno dei migliori.

Franca, ancora una volta non riveliamo il vero nome per questioni di privacy, si reca all’ospedale di Borgotare per una lastra urgente per sospetta polmonite. Gli dicono di recarsi direttamente al pronto soccorso ma qui, con maleducazione e scortesia, la cacciano letteralmente via dicendo che non doveva stare al pronto soccorso e di recarsi in radiologia. Il radiologia tentano di rispedirla al pronto soccorso ma Franca fa presente che l’avevano appena mandata  via e senza complimenti. A questo punto la dirottano al cup per la prenotazione e il pagamento, una volta fatto questo doveva tornare in radiologia. Stanca e con 39 di febbre, Franca si reca al cup, si avvicina allo sportello chiedendo se, dato che aveva da eseguire una lastra urgente, aveva diritto di precedenza. Sempre con estrema scortesia le rispondono che doveva fare le coda. Franca cerca di prendere il numero alla macchinetta per poi sedersi ma la macchinetta non funziona ed è costretta ad accodarsi senza poter sedersi tranquilla, altrimenti rischia di perdere il posto in coda. Franca si guarda intorno, e vede anziani in piedi dietro di lei, stanchi e doloranti per l’attesa, donne con bambini piccoli che nervosi per la noia da coda, fanno capricci fra le braccia delle madri che cercano di calmarli e dulcis in fundo, una donna incinta di otto mesi con pancione e caviglie gonfie che fa la coda davanti a lei in piedi. Franca si guarda intorno per scorgere i cartelli che si trovano ovunque, ove si dichiara che disabili e donne incinta hanno diritto di precedenza , ma niente si notano solo cartelli che intimano di pagare il ticket. Una volta arrivato il suo turno gli dicono che deve andare al pronto soccorso ma Franca fa presente che l’avevano cacciata via senza mezzi termini. Ora, se effettivamente 3 su 3 ti dicono di andare al pronto soccorso, forse era davvero la cosa giusta. Tuttavia la cup le fanno la tanto attesa prenotazione. Mentre la signora allo sportello eseguiva l’operazione,  Franca suggerisce all’impiegata di avvisare chi ha il diritto di precedenza ma la donna anziana allo sportello risponde prontamente: “noi non sappiamo che ha la precedenza” ; ma come?! Tutti sappiamo che ovunque donne in gravidanza e disabili hanno la precedenza. Di fronte a tale ignoranza Franca suggerisce di mettere un cartello come se ne trovano ai supermercati, alle poste, nelle banche ecc., “quello è compito dei capi” rispose con nervosismo l’anziana signora. Franca è stanca per la febbre e non ha l’energia di imporsi, desidera solo fare quella maledetta lastra.

Nel confrontarsi con altri, a Franca dicono che Borgotaro è uno dei migliori ma solo per quanto riguarda ortopedia.

Gianni. Agricoltore, durante il lavoro Gianni cade dal trattore e accusa un  forte dolore al piede. La moglie lo soccorre e subito nota una specie di interruzione sopra il tallone come una sorta di vuoto sottopelle. Lo porta subito all’ospedale di Borgotaro. Qui l’attesa è lunga perchè devono chiamare il medico di turno il quale non si riesce a trovare. Questo si presenta in tenuta da tennista e con fare aggressivo e scocciato comincia a visitare Gianni. Il medico osserva la parte anteriore del piede e Gianni si sente in dovere  di fargli  presente che il dolore accusato era dietro sopra al tallone in corrispondenza del tendine d’Achille.; “il medico sono io, so cosa devo fare” rispose prepotente il dottore e liquida il povero Gianni con ghiaccio e riposo per una semplice distorsione alla caviglia. Gianni non è convinto ma il medico non è lui. Dopo 15 giorni Gianni ancora zoppica e decide di recarsi presso un altro ospedale per una visita. Diagnosi: operazione d’urgenza per rottura tendine d’Achille.

Bhe, siamo tranquilli sapendo che Borgotaro è famoso per il buon lavoro fatto ad ortopedia.

 

 

“Black mirror”, prototipo di interattività ma non novità.

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Di recente su Netflix, è uscito ” balck mirror”. Nato come serie telivisia, “black mirror” è ora diventato il primo film interattivo della storia.

Può sembrare una novità, ma in raltà motli si chiedono come mai nessuno ci aveva pensato prima.

Da prima nell’editoria e poi nei videogame, la possibilità di dare scelta all’utente di come far evolvere la storia, era già stata sperimentata, mancava solo il cinema, ed ecco “black mirror”. Ambientato negli anni 80, dove un adolescente programma videgiochi, trae ispirazione da un libro intitolato” Bandersnatch” ove mano a mano che la storia si sviluppa, l’utente ha la possibilità di scegliere come far progredire la storia e a seconda della scelta, il libro lo dirotta sulla pagina conseguente e da lì un’altra scelta e così via.

Nel film è più o meno lo stesso procedimento, la scena si pone al telespettatore con due opzioni riguardo a cosa far succedere, e attraverso il telcomando si fa la propria scelta.

Tuttavia, non sempre la scelta che si decide di intraprendere porta ad uno sviluppo della storia. A volte riporta indietro e si è costretti a scegliere diversamente . Questo è un primo limite: non garantire uno sviluppo della storia a prescindere dalla scelta che è stata fatta, pilotando la scelta del telespettatore.

Altro tentativo che porta ad una manipolazione della scelta, è non rispettare la stessa, mi spiego meglio, con il seguente esempio: al ragazzo viene posta la scelta se accettare o meno la droga che gli viene offerta, la scelta cade sul no, ma questa vine messa di nascosto nel bicchere del ragazzo il quale la assume inconsapevolmente. Se alla fine la storia si è sviluppata all’opposto della nostra decisione, a cosa è servito?

Tutto sommato non vedo tutta questa libertà di scegliere la trama, il percorso principale appare comunque tracciato.

Ciò che invece ho apprezzato e nella quale vedo davvero una forma di interattività, è il fatto che ad un certo punto il ragazzo sente in qualche modo di essere manipolato, non capisce bene se è una forma divina o il destino, ed è a questo punto che sullo schermo del pc appaiono scritte, qualcuno che cerca di comunicare. Al ragazzo viene detto che qualcuno dal futuro sta scegliendo per lui, che lui crede di avere il controllo ma non è così, gli viene spigato chiaramente che da Netflix, una piattaforma a tematica cinematografica, qualcuno sta guardando il film e decide lo sviluppo della storia. Siamo noi dentro la storia, questa la ritengo un’ottima forma di inserimento dell’utente all’interno del film.

Vedo in “balck mirror” una qualche forma di indagine di mercato su quelle che sono le preferenze del cliente, oltrutto molto ben ingengnata, attraverso le scelte fatte si può comprendere cosa piaccia di più e creare sulla base di quelle scelte, se violente oppure ragionate, ovvie o meno esposte. A parte questo lo ritengo niente di più si un prototipo sul quale c’è ancora molto da lavorare.