Instant Family

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Film del 2018, Instant Family racconta il reale percorso che alcune famiglie americane affrontano per l’affido e poi l’adozione di bambini che sono a carico del sistema sociale. Questa non è una storia drammatica, anzi è impostata sull’esagerazione, sull’umorismo e una buona dose di risate. Quello che rimane alle spalle è la reale situazione che molti ragazzi e genitori si trovano ad affrontare.

Pete e Ellie sono la classica copia di marito e moglie che ha una vita stabile, una bella casa e un lavoro che gli fornisce ciò di cui hanno bisogno. Sono un quella fase di età che comincia ad avanzare e non riuscendo ad avere figli, decidono di iniziare un corso sull’affidamento di minori che porta ad percorso di adozione. Una volta superato arriva il momento di affrontare piccoli eventi organizzati per conoscere bambini e ragazzi. Inizialmente sono orientati a trovare un bambino piccolo ma durante l’evento si imbattono in una adolescente di nome Lizzie .

Sempre supportati e spronati dalle assistenti sociali, scoprono che Lizzie è parte di una famiglia di 3 fratelli: Juan di 10 anni e Lita di 6. Se inizialmente i due rimangono spiazzati ed hanno dei ripensamenti, nel giro di breve tempo decidono di imbarcarsi nell’avventura di una famiglia con ben 3 figli a carico. Dopo una prima fase di “luna di miele”, ovvero un periodo in cui i ragazzi anche per paura di un eventuale rifiutano mostrano il loro lato migliore, ben presto emergono i traumi e le abitudini di tre ragazzi abbandonati da una madre con problemi di droga.

Inizia una lotta tra i nuovi genitori e Lizzie che è un’adolescente che si comporta da genitore nei confronti dei fratelli, Juan che è un bambino estremamente insicuro e con forti problemi emozionai, ed infine Lita che non ha mai imparato ad avere un no come risposta e reagisce con urla e capricci a tutto ciò che non le va. Si passa così ad una situazione di quasi inferno per la coppia che si destreggia tra i tre ragazzi, il supporto del gruppo di genitori che come loro sta affrontando questi problemi, ed infine le due assistenti sociali che cercano di supportarli nel percorso.

Pete ed Ellie ci accompagnano in un percorso tra paradossi, esagerazioni, politicamente scorretto e sarcasmo la vera vita di una famiglia. Mente noi ci appassioniamo ai loro problemi e a tutti i guai ridendoci sopra, rimane un sottile filo conduttore più serio relativo ai problemi di affidamento dei bambini comune a tanti paesi ma ovviamente affrontato diversamente a seconda dei modi e delle culture. Questo film è molto consigliato per le famiglie, ma in generale per tutti. Attori bravissimi e volti molto noti del piccolo e grande schermo: da i protagonisti Mark Wahlberg e Rose Byrne, a Octavia spencer e Margo Martindale sino al cameo di Joan Cusack. Un ritmo della storia in crescendo che non annoia mai e le tante risate che accompagnano sino all’epilogo della storia.

Consigliato per una bella serata soli o in compagnia! Lo trovate sulle principali piattaforme di streaming.

Michele

La forma dell’acqua

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So che arrivo un po’ in ritardo con questa recensione ma dato che fra non molto ci saranno gli Oscar ho pensato di dare una spolverata a quelli dell’anno passato, citando i principali.

Miglior film e miglior regia: La forma dell’acqua di Guglielmo del Toro

Miglior attore protagonista: Gary Oldman

Miglior attrice protagonista: Fransis McDormand

Solo per citarne alcuni, ma vorrei concentrarmi sul miglior film.

 

Il film si apre con una ragazza affetta da mutismo di nome Elisa interpretata da   Sally Hawkins, che sembra prendersi cura di se stessa attraverso un rituale che implica bollitura delle uova e bagno caldo durante il quale la ragazza pratica la masturbazione.

Un simile incipit non rientra in quelli che ritengo canoni per un film da Oscar, ma tendo a non fermarmi mai alla prima impressione.

La trama fa di Elisa la protagonista che lavora come donna delle pulizie  in un  laboratorio governativo ove si effettuano esperimenti a scopo militare. Elisa scopre che l’oggetto delle sperimentazioni è una specie di uomo pesce per il quale sviluppa un certo affetto e al quale insegna il linguaggio dei segni.

Entrambi incapaci di esprimersi verbalmente, i due trovano la maniera di comunicare e stabilire una vera e propria relazione amorosa con tanto di rapporto sessuale, relazione ove il legame tra loro è rappresentato dall’acqua.

Sebbene siamo circa nel 1962 in piena guerra fredda,  i temi trattati sono attuali e scottanti: l’emarginazione per una portatrice di handicap, l’omosessualità repressa del suo migliore amico, e un velato razzismo insito nel personaggio della sua collega e amica Zelda interpretata da Octavia Spencer

il tutto  infarcito da una sessualità che se per il suo migliore amico è repressa e nascosta, per  lei  è lecito viverla  liberamente al punto da sentire attrazione verso una creatura non propriamente della nostra specie.

Il film ha vinto l’oscar per miglior film e ha avuto 13 nomination. So di non possedere gli strumenti culturali e/o la conoscenza del sociale che possiedono i giudici dell’Academy, ma davvero non ho notato le qualità di questo film. Non ho visto nulla di più di una qualche metafora comunicativa che veda l’acqua come canale preferenziale, nulla di più della superba interpretazione di Octavia Spencer che si riconferma attrice da Oscar, aspetti che per quanto meritevoli non fanno questo un film da Oscar.

Delusa e disgustata, rifletto ancora quale possa essere la chiave del successo di questa proiezione, forse oltre alla recitazione di Octavia Spencer (candidata come miglior attrice non protagonista), la riproduzione di un contesto storico politico molto delicato, oppure la crudeltà che spingeva a tali torture sulla creatura oggetto degli esami di laboratorio se così possiamo chiamarli, non vedo altro che possa fare di questo un’opera cinematografica da oscar, almeno non quando tra le candidature c’erano pellicole come Il filo nascosto, Dunkirk. 

Un film come tanti altri, drammatico a tratti tedioso, ci mostra solo una forma d’amore che, seppure amore, è morbosa e inquietante sullo sfondo della ennesima rappresentazione di temi socialmente difficili da trattare, considerata l’epoca e la politica che dominava al tempo. Riconosco che non sia male la riproduzione di questi sul grande schermo, vi è comunque un tocco di originalità scenografica, ma nulla di più, non c’è sguardo, non c’è autenticità, rimangono comunque sullo sfondo. L’attenzione viene dirottata sui gusti sessuali  oltremodo discutibili, di una giovane donna, sulla tendenza alla molestie sessuali, anche solo verbali, del cattivo di turno, e ancora il rapporto intimo fra marito e moglie che rendono questo quasi meccanico.

Come per la saga di 50 sfumature di grigio , ho l’impressione che più che alla forma dell’acqua qui giri tutto intorno al sesso, dando per scontato che se ci sarà sesso nefando, allora farà successo. Ciò che sconvolge è proprio questo, che il successo l’ha fatto, ha persino vinto l’oscar.

Confido in una migliore scelta per gli oscar di quest’anno.