Primavera a Copenhagen

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La capitale della Danimarca non è forse una delle prime mete che vengono in mente a noi italiani ma vale assolutamente la pena visitarla! Le dimensioni contenute della città permettono di visitarla agevolmente in un fine settimana, ma niente paura se avete più giorni a disposizione: nei dintorni ci sono posti e attività che meritano una “scappata”.

L’aeroporto di Kastrup si trova a pochi km dal centro ed è magnificamente collegato dal treno-metropolitana che consente di raggiungere il centro in circa 20’.

Come albergo consiglio il Motel One Copenhagen: si tratta di una struttura in stile danese ispirata alla moda degli anni ‘50 e ‘60 con un’atmosfera casalinga e arredi di design. E’ in centro, vicino al municipio, e ha delle camere minimal dotate di bagno privato di buone dimensioni (se cercate qualcosa di più economico non posso che consigliarvi il Cabin City, a 5’ a piedi dalla stazione, che però presenta bagni davvero minuscoli).

Per la colazione posso consigliarvi il locale vicino al Motel One (si chiama Downtown Hostel e fa un cappuccino stre-pi-to-so!) o una delle mille panetterie/pasticcerie che si trovano in giro per la città.
Una volta rifocillati e con la valigia al sicuro in albergo, potete partire alla scoperta di Copenhagen: rigorosamente a piedi perché le distanze non sono inaccessibili e si possono fare belle passeggiate nei parchi della città. Nella mia personale top ten non può mancare la sede del Parlamento danese (Palazzo Christiansborg): alcune parti sono ancora oggi utilizzate dalla famiglia reale e si possono visitare solo quando i reali non sono presenti. Il Castello di Rosenborg merita una visita per 2 motivi: potrete ammirare i gioielli della corona danese e passeggiare per un bellissimo e animatissimo parco (sempre che non decidiate di andare in inverno… ma si trovano tutt’intorno delle belle e calde caffetterie).

Se volete vedere un cambio della guardia potete trovarvi alle 12 presso il Palazzo di Amalienborg, residenza ufficiale della famiglia reale (non visitabile).

Non potrete non fermavi per una foto iconica (e uno spuntino in puro stile danese) in Nyhavn: si tratta di un canale attorniato da case dai vivaci colori. Se volete dedicarvi allo shopping potete passeggiate nella pedonale Stroget che inizia dalla Radhuspladsen o Piazza del Municipio, luogo vivace e nodo nevralgico del traffico cittadino.

Vi sembra che manchi qualcosa di importante? Ma certo! Non potete andare nella capitale danese e non vedere la Sirenetta 😊 Dal centro si raggiunge in circa 15’ il Kastellet, antica fortificazione militare a forma di stella; la fortificazione è fatta di terrapieni erbosi anziché mura, ottimo per una passeggiata rigenerante.

Ancora una decina di minuti e la Sirenetta fa bella mostra di sè su uno scoglio mentre si strugge d’amore.

Se la stagione lo consente potreste volervi riposare facendo una bella gita sui canali della città (i tour durano circa un’ora e partono di fronte al Palazzo Christiansborg).

Tra le chiese, 2 soprattutto meritano una visita: la cattedrale, Vor Frue Kirke o Cattedrale di Nostra Signora, di epoca ottocentesca che contiene le sculture del famossissimo Bertel Thorvaldsen, e la Holmens Kirke che si trova vicino al Palazzo Christiansborg. Fu voluta dal re Cristiano IV che fece trasformare la preesistente costruzione, utilizzata quale fucina dai marinai in transito, in chiesa; è del Cinquecento ed è luogo di sepoltura di celebrità danesi.

Infiine, due curiosità che dovete assolutamente visitare: la Rundetaarn, torre circolare dove si trova il più antico (1642) osservatorio astronomico funzionante in Europa, che ha una terrazza panoramica superlativa, e il parco-giardino dei divertimenti Tivoli, che di sera soprattutto è magico con le sue atmosfere cinesi o arabe o esotiche!

Discorso a parte per Christiania: si tratta di un’area non soggetta a tasse e guidata da una legislazione interna che ne fanno un posto che non ha eguali in Europa. Non si possono fare fotografie, per il resto le persone sono cordiali e se volete ascoltare della musica e bere un boccale di birra non c’è posto migliore!

Nessun consiglio mangereccio perché ovunque si trovano localini con tutte le cucine possibili e immaginabili… ma fate attenzione ai prezzi e al cambio, Copenhagen è una città cara!

Come scrivevo all’inizio, se avete più giorni di vacanza da spendere (beati voi!) potrete andare alla scoperta di alcune autentiche chicche. Giusto per citare i luoghi più famosi, e lasciamo a voi il compito di scoprirli (anche grazie all’ottimo sito di www.visitdenmark.it/):

  • Castello di Amleto a Helsingør (Kronborg)… perché c’è del marcio in Danimarca 😉
  • Roskilde ed il Museo delle Navi Vichinghe (l’antica capitale)
  • Malmö e Lund (per respirare anche un po’ di atmosfere svedesi)

Tutte queste destinazioni sono facilmente raggiungibili in treno e una giornata è sufficiente. La LEGO House invece si trova a circa 3 ore di auto/treno dalla capitale, il che significa impegnare 2 giorni, ma siamo sicuri che non resterete delusi!

Sabrina.

Fuori dalle mappe. Per viaggiare anche da casa!

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Mi hanno regalato questo libro per il mio compleanno e pur avendolo a casa da tempo, non avevo mai pensato di proporvelo! Eppure ne vale davvero la pena. Qui non si parla del classico libro di viaggi e non ci sono grandi foto di paesaggi o mete turistiche famose. Come recita sotto al suo titolo:

Citta Invisibili – Luoghi perduti

Stati senza territorio – Isole artificiali

Cimiteri viventi – Aeroporti occupati

Festival edenici – Labirinti sotterranei

Solo questi piccoli indizi posso stuzzicare la fantasia di ciascun appassionato di viaggi. La stagione tra l’altro si sta aprendo e gli spunti per viaggiare si sprecano. Se cercate itinerari precostruiti o tour siete proprio fuori strada. In questo libro troviamo posti conosciuti e non raccontati come libri. Da vivere come storia, singolarità, particolarità.

I suoi capitoli racchiudono piccoli tesori da esplorare e quindi ad esempio: Capitolo SPAZI PERDUTI, possiamo trovare Leningrado o l’antica Mecca. Su quest’ultima oltre l’ubicazione scopriremo l’origine, l’evoluzione, cosa le sta girando attorno e come stia cambiando la stessa città e cultura che la circonda.

Nel capitolo CITTA’ MORTE: troverete ad es. Il parco archeologico dell’incompiuto siciliano, Wittenoom o Prypiat. In quest’ultima si scoprirà dal suo passato ad oggi cosa abbia portato questa città ad essere ciò che è ora. Troverete poi capitoli davvero molto interessanti come:

  • Geografie nascoste
  • Luoghi effimeri
  • Terre di nessuno
  • Spazi di eccezione
  • Isole galleggianti

L’autore è Alastair Bonnet, londinese di nascita è professore di Geografia Sociale all’università di Newcastle. Si divide tra i lavori accademici a libri per il più grande pubblico. Fuori dalle mappe risulta essere la sua produzione più particolare ma per capirne i motivi davvero vale la pena di leggerlo. Immergersi in luoghi, storia, politica, religione, turismo. Un libro che vi farà viaggiare dal divano di casa. Assolutamente consigliato, in tutte le librerie fisiche ed online.

Michele

Alex and Eve

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Commedia Australiana del 2016 Alex and Eve è un film estremamente attuale e interessante. lo trovate distribuito su Prime video, è basata su un’opera teatrale di grandissimo successo. Ci troviamo in Australia ed entrambi i nostri protagonisti sono provenienti da famiglie immigrate. Alex è un insegnate di scuola, ha religione greca ortodossa, mentre Eve è un’avvocatessa mussulmana che arriva dal Libano. una volta tanto l’attenzione si sposta su due religioni che proprio non ci riguardano ma come sempre i comportamenti e le avventure familiari sono davvero molto simili ed identificabili.

Alex viene spesso preso in giro dai suoi studenti, che scherzosamente gli danno del Gay, perchè è sempre single. Di carattere timido e impacciato Alex è in attesa della ragazza greca giusta che la sua famiglia vorrebbe per lui e per una futura famiglia. Eve è parte di una famiglia integralista mussulmana che sembra averla già sistemata con un conoscente. I due si incontrano ad una festa e subito nasce una bella sintonia. Nessuno dei due inizialmente sembra pensare alle differenze religiose ma solo alla conoscenza.

Per capire meglio la cultura di Eve, Alex organizza una gita scolastica alla locale Moschea. Ovviamente smascherato subito dai suoi stessi studenti che molto più svegli di lui, hanno capito lo scopo e lo spronano a darsi da fare con Eve. Proprio alla moschea, Alex conoscerà senza saperlo proprio il padre di Eve. In alcuni aspetti, questo film mi ha ricordato “il mio grosso grasso matrimonio greco” per la questione della cultura greca che viene esposta. I due ragazzi decidono quindi di presentarsi alle rispettive famiglie.

Inutile dirvi quelli che sono i risvolti e le contraddizioni che i ragazzi si trovano ad affrontare. Nessuna delle due famiglie sopporta la cultura dell’altra, mettendo in evidenza i paradossi e i reciproci difetti dalla storia sino ad oggi. Attenzione però che non parliamo di un film drammatico, tutt’altro! Leggero divertente e piacevole, ci porta al centro di una questione culturale razziale che come sempre a distanza si dissolve nel nulla. Il paradosso di immigrati di etnie diverse che si scontrano assurdamente e in maniera esilarate in un terzo paese che a sua volta discrimina entrambe le parti.

Un a piccola perla cinematografica per esplorare due culture diverse ma non poi così tanto, per superare il pregiudizio e capire il rispetto reciproco, perchè alla fine le cose importanti della vita come sempre sono altre. Una bellissima colonna sonora accompagna questo film, vi consiglio quindi una serata spassosa in compagnia di Alex and Eve

Michele

Instant Family

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Film del 2018, Instant Family racconta il reale percorso che alcune famiglie americane affrontano per l’affido e poi l’adozione di bambini che sono a carico del sistema sociale. Questa non è una storia drammatica, anzi è impostata sull’esagerazione, sull’umorismo e una buona dose di risate. Quello che rimane alle spalle è la reale situazione che molti ragazzi e genitori si trovano ad affrontare.

Pete e Ellie sono la classica copia di marito e moglie che ha una vita stabile, una bella casa e un lavoro che gli fornisce ciò di cui hanno bisogno. Sono un quella fase di età che comincia ad avanzare e non riuscendo ad avere figli, decidono di iniziare un corso sull’affidamento di minori che porta ad percorso di adozione. Una volta superato arriva il momento di affrontare piccoli eventi organizzati per conoscere bambini e ragazzi. Inizialmente sono orientati a trovare un bambino piccolo ma durante l’evento si imbattono in una adolescente di nome Lizzie .

Sempre supportati e spronati dalle assistenti sociali, scoprono che Lizzie è parte di una famiglia di 3 fratelli: Juan di 10 anni e Lita di 6. Se inizialmente i due rimangono spiazzati ed hanno dei ripensamenti, nel giro di breve tempo decidono di imbarcarsi nell’avventura di una famiglia con ben 3 figli a carico. Dopo una prima fase di “luna di miele”, ovvero un periodo in cui i ragazzi anche per paura di un eventuale rifiutano mostrano il loro lato migliore, ben presto emergono i traumi e le abitudini di tre ragazzi abbandonati da una madre con problemi di droga.

Inizia una lotta tra i nuovi genitori e Lizzie che è un’adolescente che si comporta da genitore nei confronti dei fratelli, Juan che è un bambino estremamente insicuro e con forti problemi emozionai, ed infine Lita che non ha mai imparato ad avere un no come risposta e reagisce con urla e capricci a tutto ciò che non le va. Si passa così ad una situazione di quasi inferno per la coppia che si destreggia tra i tre ragazzi, il supporto del gruppo di genitori che come loro sta affrontando questi problemi, ed infine le due assistenti sociali che cercano di supportarli nel percorso.

Pete ed Ellie ci accompagnano in un percorso tra paradossi, esagerazioni, politicamente scorretto e sarcasmo la vera vita di una famiglia. Mente noi ci appassioniamo ai loro problemi e a tutti i guai ridendoci sopra, rimane un sottile filo conduttore più serio relativo ai problemi di affidamento dei bambini comune a tanti paesi ma ovviamente affrontato diversamente a seconda dei modi e delle culture. Questo film è molto consigliato per le famiglie, ma in generale per tutti. Attori bravissimi e volti molto noti del piccolo e grande schermo: da i protagonisti Mark Wahlberg e Rose Byrne, a Octavia spencer e Margo Martindale sino al cameo di Joan Cusack. Un ritmo della storia in crescendo che non annoia mai e le tante risate che accompagnano sino all’epilogo della storia.

Consigliato per una bella serata soli o in compagnia! Lo trovate sulle principali piattaforme di streaming.

Michele

La cura dello stupore – Michele Marziani

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La cura dello stupore, edito da Ediciclo, racconta la storia del suo autore, Michele Marziani, scrittore, giornalista, da sempre legato ai temi sociali, dell’ambiente, alla valorizzazione dei territori e della cultura enogastonomica italiana. Marziani, a un certo punto della sua vita, decide di trasferirsi dalla città moderna alle zone più isolate della Valsesia, regalandoci un racconto personale di stupori ed esperienze che si mischiano al suo presente e passato.

Le piante, le erbe e il silenzio sono le prime cose che caratterizzano questo cambiamento di vita che avviene proprio in periodo di inizio pandemia. Le restrizioni e il lockdown assumono un significato diverso rispetto alla città. Le informazioni arrivano dalla piccola edicola di paese, sulla carta stampata, niente internet né televisione. L’autore vuole apprezzare il tempo che le parole su carta hanno di depositarsi anche nei pensieri, lasciandosi la possibilità di adattarsi alla vita di un piccolo paese montano, che ha un ritmo differente; nell’isolamento Marziani trova il modo di apprezzare e conoscere le piante e le loro proprietà. La maggior libertà data dalla sua situazione lo fa sentire un privilegiato rispetto ai cittadini. Circondato da libri, la sua vita ha una stretta connessione con questi ultimi e le sue esperienze vengono filtrate dalle letture che ci consiglia durante il suo racconto.

Così mi sono ricordato che quassù in montagna mi avevano spinto i libri. Mi ci aveva portato Henry David Thoreau(…)Mario Rigoni Stern, Dino Buzzati mi avevano detto di venire qua.”

Arrivano così i ricordi del suo passato, la sua famiglia e i numerosi traslochi fatti. Un percorso che lo ha portato fino dove oggi si trova. Un ambiente aperto e puro che gli è congeniale, contrapposto al racconto di uomo di città che per quindici anni non ha mai avuto necessità di un’auto. Questo perché i grandi centri hanno trasporti e amici che ti danno i passaggi. Passare dal non aver mai pensato ad una scadenza di assicurazione, revisione etc. alla consapevolezza di essere in una valle che lo costringe ad avere un’auto per non sentirsi isolato e solo.

Ritorno sulla strada di casa. Sui pensieri attorno al possedere le cose. Ma anche intorno all’abitare. Alla grandezza in metri quadri dei luoghi dove si passa la vita. Ne ho occupati di minuscoli e di immensi.”

Marziani prosegue parlandoci della sua famiglia, dei figli e del suo lavoro, offendo così un viaggio molto introspettivo e personale in cui alcune situazioni private emergono filtrate sempre dal punto di vista dell’autore che si espone con l’uso di libri che lo hanno colpito o affascinato. Non potrebbe essere altrimenti, visto la passione che Marziani mostra per la letteratura e la lettura in generale.

Le cose che più si apprezzano di questo viaggio nella sua vita sono l’uso delle parole e dei riferimenti letterari: le parole perché sono chiaramente ricercate, per suscitare nel lettore una raffigurazione di quanto ci racconta, come volerlo mostrare direttamente dai suoi occhi; i continui riferimenti agli autori e ai libri che lo hanno formato, accompagnato e guidato nelle sue scelte è per molti versi interessante.

Cela però una possibile difficoltà, poiché risulta a volte complicato non perdersi nel filo sottile che lega i ragionamenti alle sue esperienze di vita e dei suoi racconti familiari da quando era un ragazzo sino all’età adulta. Mentre la prima parte del libro appare più concreta, con i paragoni di due vite molto diverse e il racconto di adattamento a una nuova vita più isolata con tutto ciò che ne consegue, la seconda parte è molto più introspettiva e meno reale

La cura dello Stupore è un libro che sa affascinare il lettore per come è scritto e lo trasporta piacevolmente in un mondo di introspezione singolare, che guida anche il lettore a riflessioni personali spesso mai ricercate.

Michele

Avatar 2 La Via dell’acqua

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Ok James, qual’è il tuo problema? No perchè quando lo shuttle idrovolante affonda ribaltandosi e tutti cercano di scalarlo per mettersi in salvo in qualche modo, mi sembrava tanto di stare a guardare il Titanic.

Avatar 2 attualmente campione di incassi 2022. Sicuramente non si rimane rapiti ed ipnotizzati come con il primo con le sue spumeggianti sfumature di blu, conquistati da questa filosofia di vita ove lo spirito incontra la natura creando una simbiosi senza precedenti. in effetti con il sequel si è più preparati a questo ma non si può negare che sia comunque, almeno da questo punto di vista, all’altezza del primo, almeno… Già perchè nel tentativo di eguagliare il successo del primo, si cade nell’ostentazione atta e protratta ad afferrarne a stento l’antico successo, la pellicola, per la prima parte, risulta così tediosa e forzata.

Inoltre, chi l’ha detto che avere successo si devono passare le 3 ore? Ci stava nel primo, l’introduzione di un nuovo mondo, comprenderne l’inedito meccanismo, deliziarsi delle connessioni interconnesse tra spirito, uomo, natura, pineta e ultraterreno. Ma nel due? Due ore e mezza non bastavano?

Ok, ok, vale la pena guardarlo di questo siamo certi, superata la prima ora e mezza, l’azione si innesca, ti prende il ritmo della guerra ma non di conquista del territorio o del potere, l’obbiettivo è il mero denaro che si ricava dall’oro liquido estratto dal cervello dei Tulkun ( pacifici quanto protettivi animali marini, la versione avataroiana delle balene, per capirci). Eppure, niente di nuovo nel contrasto tra padre deluso e figlio che cerca la sua approvazione, nella ricerca della ricchezza, del legame con la natura che sta volta è al di sotto del livello del mare incluso l’albero delle anime. E allora? dove stà la novità? Bhè, io ho travato brillante l’idea di far rivivere il cattivo in un Avatarn il quale ritorna e da vita al sequel, e vi sarà il sequel del sequel? Pare di sì a giudicare dal finale aperto, andiamo James potevi fare decisamente di meglio: un finale aperto è scontato, dovresti saperlo, ci aspetta molto da te perchè è risaputo che ne sei in grado, che puoi essere stupefacente! E allora stupiscici con il 3 ma non mi far ritornare per la terza volta lo stesso cattivo, e non era necessario un finale aperto anche se in cantiere hai già il 3. Si può sempre fare un sequel anche se il precedente non aveva il finale aperto perchè il potere del cinema è anche questo: trova sempre una via che sia dell’acqua e meno.

The Takeover

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Ho da poco guardato questo film prodotto da Netflix in zona nord Europa, considerato che si può quindi godere di produzioni non sempre americane, ho pensato di proporvelo.

Mel è una giovane ragazza che sin da piccola sarebbe stata definita Haker, per la sua attitudine ad intrufolarsi in sistemi di aziende private. Una volta scoperta dalle forze dell’ordine viene ingaggiata per aiutarli nella lotta ai suoi simili. Mel viene quindi chiamata a certificare il software di una grande azienda di trasporti olandese, che sta per lanciare i suoi primi bus a guida totalmente autonoma senza autisti.

Mentre Mel si trova nell’azienda si accorge di una falla nel sistema, una fuga di dati della società, non avendo tempo per bloccarla decide di inserire un virus momentaneo per fermare l’uscita dei dati e tornare poi con calma. Il vero problema è che questo virus disturba l’attività di tanti che quindi iniziano a cercarla. Ancora ignara del pericolo che corre, Mel continua la sua vista andando ad un appuntamento la sera stessa coinvolgendo così un ragazzo innocente in tutta questa storia che sta per complicarsi.

I due ragazzi si trovano al centro di una cospirazione non ben chiara. Chi stava rubando le informazioni della società di trasporti? Per quale uso? Ma soprattutto: a chi venivano poi inviate? Tutte domande che troveranno poi una risposta. Mel decide quindi di usare i suoi contatti per capire che cosa stia accadendo e di rivolgersi inizialmente anche alla polizia. Come nelle migliori tradizioni cinematografiche però, non sai mai di chi ti puoi fidare o meno.

Scoprono ben presto di essere nel mirino di qualcuno che li vuole eliminare per sistemare il blocco che Mel ha messo nel software della compagnia. Seppur non completamente originale come trama, questo film ci porta elementi della società attuale in cui non sappiamo mai che fine fanno i nostri dati, come questi vengano usati, o a chi siano venduti. Il film ci da una versione plausibile di mal utilizzo di questi dati che possono portare alla distruzione della vita delle persone. Per una serata piacevole, un pò di suspense e un classico intrigo da risolvere

Michele

Amsterdam

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Ho da poco visto al cinema questo film particolare ma molto coinvolgente. La trama ben costruita mette insieme il giallo con lo humor e un cast davvero stellare tutto insieme. I protagonisti sono un trio molto unito da una grande amicizia. Burt, un medico fallito, durante la guerra conosce Harold un soldato afro americano con cui stringe un patto di reciproca protezione. Durante un attacco rimangono feriti gravemente e l’infermiera Valerie, li sostiene e li cura. Una volta rimessi i tre sono così inseparabili e vivono insieme ad Amsterdam

I tre si separano quando Burt decide di tornare dalla moglie a New York e aprire uno studio medico per veterani, anche se lui stesso è dipendente da farmaci, Harold che è avvocato lo segue per aiutarlo. In questo contesto arriva Elizabeth, figlia di un ex generale che chiede al medico di effettuare un’autopsia al padre per una morte secondo lei sospetta. Dall’esame emerge infatti che il generale è stato avvelenato per lungo tempo. Da questo momento: Burt, Harold ed Elizabeth stessa sono in grave pericolo, tanto che la donna viene subito uccisa e la colpa fatta ricadere sui due amici.

Per scagionarsi i due, insieme alla ritrovata amica Valerie, cercheranno l’appoggio di una potente famiglia newyorkese per dimostrare la loro innocenza, senza sapere che questa ricerca li condurrà in un vortice di menzogne, false piste e un intrigo molto più grande di loro. Ma mano che gli amici proseguono nella ricerca, si rendono conto di stare ricostruendo una grande cospirazione e di esserci proprio nel mezzo. Non vi svelo di più, ma il film è davvero interessante, una bella sceneggiatura e con un taglio umoristico e sarcastico che alleggerisce tutta la situazione. Il cast come vi dicevo all’inizio è incredibile

Partendo dai nostri protagonisti che sono Christian Bale, John David Washington e Margot Robbie. Passando poi per i bravissimi: Rami Malek (protagonista in Bohemian Rhapsody), Taylor Swift (la cantante), Robert De Niro, Ana Taylor Joy (la regina si scacchi), Mike Maiers (Ausitn Powers), Chris Rock, Zoe Saldana, Timothy Olyphant e davvero tanti altri ancora.

Un film che se avete l’occasione vi consiglio di vedere al cinema per un gradito ritorno nelle sale, vi lascio al trailer

Michele

Love Life

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Ammetto sin da subito che ho guardato questa serie per la sua protagonista Anna Kendrick ( famosa più per il cinema che per le serie). In soli 10 episodi, questa serie cerca di spiegarci l’amore nelle sue forme e soprattuto, l’amore per sè stessi che è la cosa più difficile da trovare. Gli episodi esplorano la vita personale di Darby seguendola per ben 15 anni della sua vita, relazioni, amicizie e tutto quanto ne consegue.

Vediamo i suoi primi amori come Augie, che sembra essere la persona perfetta per lei. Come in ogni vita di ciascuno di noi, anche Darby è piena di dubbi e di domande. I suoi obiettivi amorosi e lavorativi vanno avanti di pari passo. Nei vari episodi farà esperienza su come distinguere una cotta da un vero amore, a come non immischiarsi in relazioni amorose nel lavoro o di come non fidarsi di certi soggetti che appaiono sin troppo equilibrati.

Ci sono poi le amiche, quelle sempre presenti, quelle che ti accompagnano nella vita, quelle un pò alla “Sex and the city”, che però a volte sono ancora più fragili e mettono a rischio una grande amicizia e il tuo mondo si capovolge perchè non sai come affrontare le cose. La vita di Darby trova punti in comuni con tutti noi, perchè i suoi amori, la sua famiglia e i suoi amici, sono quelli di tutti noi.

La sua vita amorosa va di pari passo con i fallimenti professionali, sino a quando Darby si ferma e cerca di capire la cosa più importante. Chi è e che cosa vuole fare, indipendentemente da tutti gli altri, famiglia, amici, compagno e vita professionale. A questo punto quando inizia a capire i suoi bisogni e le sue aspirazioni, ciò che le si muove intorno inizia ad avere un senso e la sua vita si ricompone. Essere felici non è avere qualcosa di specifico o raggiungere i propri obiettivi, ma trovare un buon ecquilibrio con sè stessi.

Ecco perchè vi consigliamo la visione di questa miniserie che racconta un pò la storia di chiunque. Non si pone come un manuale da seguire ma rende i problemi sentimentali e non comuni a tante persone con gli stessi dubbi, frammi, gragilità e da una speranza concreta.

Michele.

Angela Lansbury, ricordi di carriera.

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Ci piace ricordare questa grade attrice così, con la sua eleganza e il sorriso immancabile. Morta a 96 anni, Angela Lansbury è nota a tutti noi per la serie tv “La signora in giallo”, ma la sua carriera parte nella grande Hollywood. Fuggita da Londra durante gli anni della guerra nel 1940, ottiene subito i suoi primi ruoli nel cinema. A soli 21 anni riceve già due nominations agli Oscar per ” Gaslight” e ” Il ritratto di Dorian Gray”. Ben 6 Golden globe vinti. Ha recitato con i grandi attori hollywoodiani restando sempre umile e senza far mai parlare di se o della sua vita privata. Vincerà poi l’oscar alla carriera.

Per la sua fisicità dai tratti molto più adulti rispetto alla sua età, Angela ha spesso interpretato ruoli di donne molto più grandi di lei in maniera credibile e con successo. Recita con attori del calibro di Ingrid Bergman, Katharine Hepburn e Liz Taylor. Dal grande schermo il passo successivo è stato il teatro. Una volta che i ruoli del cinema sono venuti a mancare, proprio il teatro le ha dato la fama e il rispetto. Vincitrice di ben 5 Tony Awards ( l’equivalente degli Oscar per il teatro), torna a quel cinema che nuovamente si ricorda di lei.

Arrivano ruoli molto amati dal pubblico come: “Assassinio sul Nilo” e “Assassinio dietro lo specchio” tratti dai romanzi di Agatha Christie. Un grande successo anche per il film Disney ” Pomi d’ottone e manici di scopa”, uno dei primi a mischiare la grafica cartoni animati e veri attori, per quegli anni era una tecnica molto apprezzata. Il suo più grande successo rimane sempre la serie tv ” La signora in giallo” che con ben 12 stagioni e oltre 260 episodi e 4 film per la televisione l’ha fatta conoscere in tutto il mondo.

Sarà proprio il personaggio di J. B. Fletcher, la scrittrice di gialli che risolve i casi di omicidio, a darle la fama al grande pubblico. Replicato all’infinito sino ad oggi, la serie ha una struttura del classico giallo ma con grandi innovazioni. Angela si batte infatti, con la Universal che vuole ” sistemare” e far sposare il suo personaggio, mentre l’attrice ritiene che un personaggio femminile e completamente autonomo sia ciò che desidera. Divenuta anche produttrice della serie, in tutti i crimini i suoi assassini una volta messi alle strette confessano. La morale e il rispetto anche nel crimine per lei sono importanti.

Ci sarebbe tanto da raccontare sulla vita provata di questa grande attrice, ma preferisco non farlo proprio per il riserbo che ha sempre tenuto e che non l’ha mai portata al centro di nessun gossip. Vi lascio alla sua ultima dichiarazione rilasciata al NY times:

Posso dirlo in tutta onestà, ero davvero una brava attrice, ero per prima cosa un’attrice e non un bel visetto. Sono stata soprattutto una caratterista, ma il ruolo in cui non sono stata una caratterista è stato proprio quello di Jessica Fletcher. Jessica Fletcher era probabilmente la cosa più vicina alla donna che sarei potuta essere se non fossi diventata un’attrice

Michele