Love Life

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Ammetto sin da subito che ho guardato questa serie per la sua protagonista Anna Kendrick ( famosa più per il cinema che per le serie). In soli 10 episodi, questa serie cerca di spiegarci l’amore nelle sue forme e soprattuto, l’amore per sè stessi che è la cosa più difficile da trovare. Gli episodi esplorano la vita personale di Darby seguendola per ben 15 anni della sua vita, relazioni, amicizie e tutto quanto ne consegue.

Vediamo i suoi primi amori come Augie, che sembra essere la persona perfetta per lei. Come in ogni vita di ciascuno di noi, anche Darby è piena di dubbi e di domande. I suoi obiettivi amorosi e lavorativi vanno avanti di pari passo. Nei vari episodi farà esperienza su come distinguere una cotta da un vero amore, a come non immischiarsi in relazioni amorose nel lavoro o di come non fidarsi di certi soggetti che appaiono sin troppo equilibrati.

Ci sono poi le amiche, quelle sempre presenti, quelle che ti accompagnano nella vita, quelle un pò alla “Sex and the city”, che però a volte sono ancora più fragili e mettono a rischio una grande amicizia e il tuo mondo si capovolge perchè non sai come affrontare le cose. La vita di Darby trova punti in comuni con tutti noi, perchè i suoi amori, la sua famiglia e i suoi amici, sono quelli di tutti noi.

La sua vita amorosa va di pari passo con i fallimenti professionali, sino a quando Darby si ferma e cerca di capire la cosa più importante. Chi è e che cosa vuole fare, indipendentemente da tutti gli altri, famiglia, amici, compagno e vita professionale. A questo punto quando inizia a capire i suoi bisogni e le sue aspirazioni, ciò che le si muove intorno inizia ad avere un senso e la sua vita si ricompone. Essere felici non è avere qualcosa di specifico o raggiungere i propri obiettivi, ma trovare un buon ecquilibrio con sè stessi.

Ecco perchè vi consigliamo la visione di questa miniserie che racconta un pò la storia di chiunque. Non si pone come un manuale da seguire ma rende i problemi sentimentali e non comuni a tante persone con gli stessi dubbi, frammi, gragilità e da una speranza concreta.

Michele.

Angela Lansbury, ricordi di carriera.

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Ci piace ricordare questa grade attrice così, con la sua eleganza e il sorriso immancabile. Morta a 96 anni, Angela Lansbury è nota a tutti noi per la serie tv “La signora in giallo”, ma la sua carriera parte nella grande Hollywood. Fuggita da Londra durante gli anni della guerra nel 1940, ottiene subito i suoi primi ruoli nel cinema. A soli 21 anni riceve già due nominations agli Oscar per ” Gaslight” e ” Il ritratto di Dorian Gray”. Ben 6 Golden globe vinti. Ha recitato con i grandi attori hollywoodiani restando sempre umile e senza far mai parlare di se o della sua vita privata. Vincerà poi l’oscar alla carriera.

Per la sua fisicità dai tratti molto più adulti rispetto alla sua età, Angela ha spesso interpretato ruoli di donne molto più grandi di lei in maniera credibile e con successo. Recita con attori del calibro di Ingrid Bergman, Katharine Hepburn e Liz Taylor. Dal grande schermo il passo successivo è stato il teatro. Una volta che i ruoli del cinema sono venuti a mancare, proprio il teatro le ha dato la fama e il rispetto. Vincitrice di ben 5 Tony Awards ( l’equivalente degli Oscar per il teatro), torna a quel cinema che nuovamente si ricorda di lei.

Arrivano ruoli molto amati dal pubblico come: “Assassinio sul Nilo” e “Assassinio dietro lo specchio” tratti dai romanzi di Agatha Christie. Un grande successo anche per il film Disney ” Pomi d’ottone e manici di scopa”, uno dei primi a mischiare la grafica cartoni animati e veri attori, per quegli anni era una tecnica molto apprezzata. Il suo più grande successo rimane sempre la serie tv ” La signora in giallo” che con ben 12 stagioni e oltre 260 episodi e 4 film per la televisione l’ha fatta conoscere in tutto il mondo.

Sarà proprio il personaggio di J. B. Fletcher, la scrittrice di gialli che risolve i casi di omicidio, a darle la fama al grande pubblico. Replicato all’infinito sino ad oggi, la serie ha una struttura del classico giallo ma con grandi innovazioni. Angela si batte infatti, con la Universal che vuole ” sistemare” e far sposare il suo personaggio, mentre l’attrice ritiene che un personaggio femminile e completamente autonomo sia ciò che desidera. Divenuta anche produttrice della serie, in tutti i crimini i suoi assassini una volta messi alle strette confessano. La morale e il rispetto anche nel crimine per lei sono importanti.

Ci sarebbe tanto da raccontare sulla vita provata di questa grande attrice, ma preferisco non farlo proprio per il riserbo che ha sempre tenuto e che non l’ha mai portata al centro di nessun gossip. Vi lascio alla sua ultima dichiarazione rilasciata al NY times:

Posso dirlo in tutta onestà, ero davvero una brava attrice, ero per prima cosa un’attrice e non un bel visetto. Sono stata soprattutto una caratterista, ma il ruolo in cui non sono stata una caratterista è stato proprio quello di Jessica Fletcher. Jessica Fletcher era probabilmente la cosa più vicina alla donna che sarei potuta essere se non fossi diventata un’attrice

Michele

Ero una Popstar

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Questo film Netflix uscito proprio in questo mese, mi ha molto incuriosito. Vince il protagonista di questa storia, quando era solo un ragazzino, era la star di una boy band che faceva tour mondiali all’apice del successo. Una storia inventata certo, ma che in effetti potrebbe essere molto plausibile. Nel suo periodo famoso veniva chiamato Vinnie D e la sua carriera è in grandissima ascesa. Il film ci riporta a 20 anni dopo quando Vince di popolare non ha più nulla.

Passato dal successo planetario ad una carriera solista mai decollata, Vince sembra ancora incollato ad un passato che non riesce a scrollarsi di dosso. Un fallimento che lo perseguita ancora oggi, lo vede come adulto che vive nei ricordi di gloria, senza una carriera e ancora accanito nel portare ai piccoli locali i propri demo suonando per strada. Proprio qua incontra per caso un batterista di soli 18 anni, si tratta di Stevie un ragazzino autistico ma con un grande talento. I due iniziano a suonare insieme e Vince sembra ritrovare l’ispirazione di un tempo per comporre finalmente qualcosa di decente.

Inizialmente per Stevie, la loro frequentazione significa semplicemante aver trovato finalmente un amico che lo porti fuori dalla sua solitudine, mentre per Vince, il ragazzino è la sua opportunità di riscatto. Due scopi molto diversi che però sembrano inizialmente andare nella stessa direzione. Durante il film vediamo alcuni flashback della vecchia vita di Vinnie D il ragazzo famoso che aveva tutto ma era solo e sfruttato da un’etichetta che da lui non voleva altro che soldi. Nel mezzo anche il suo dramma familiare che inciderà non poco anche sul suo futuro.

Il bello di questo film è capire come Vince riuscirà a rispettare l’amicizia di Stevie, rimettere insieme la sua famiglia disastrata, capire che cosa sia davvero importante e scegliere tra un lavoro vero e una carriera musicale che continua ad inseguire. Una sorta di morale che spunta; per chiedersi quali siano le cose importanti e per cui vale la pena battersi e darsi da fare. Nel complessoil film è piacevole, una colonna sonora orecchiabile e un protagonista con cui avere empatia per arrivare a capire il suo futuro.

Buona visione

Michele

The Bold Type

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Vi parlo di questa serie americana molto leggera, che si ispira alla vera vita di Joanna Coles, ex caporedattrice di Cosmopolitan. Rivista molto famosa che tutti avrete sentito per lo meno nominare. Guardando al prima serie, di getto viene un pò il paragone con il famoso ” Sex and the City”. Infatti anche The Bold Type è ambientanto a Manhattan, patinata e leggera la serie si appoggia sulle tre protagoniste.

Jane, Kate e Sutton sono le tre amiche per la pelle che lavorano per la stessa rivista “Scarlet” specializzata in moda e spettacolo. Come tutte le millenials, le tre ragazze affronteranno le sfide lavorative, ma soprattutto relative allaloro vita di relazione e sessualità. Gli argomenti sono affrontati con leggerezza ma non troppo superficalmente, perchè il taglio vuole essere fresco e non pesante. La serie ècomposta di 5 stagioni totali e l’ultima è attualmente in programmazione.

Oltre a lavorare assieme, le ragazze vivono anche nello stesso appartamento, dandosi un supporto essenziale l’un l’altra. La caporedattrice della rivista è Jaqueline, donna molto raffinata e con una visione del futuro chiara ed esperta. Sarà spesso lei che più che come capo, come ruolo di modello saprà dare loro la spinta e le giuste motivazioni per superare i conflitti personali e lavorativi. Niente di originale all’orizzone come serie tv, ma per quanto scontata la serie è scorrevole, piacevole e leggera. Qualcosa di non troppo impegnativo visti i tempi pesanti. Sicuramente rivolta ad un pubblico più femminile.

Tra sfide lavorative e personali, le tre ragazze dovranno farsi strada in un mondo competitivo come quello di NY e quello personale e più complicato. Anche le differenti età ed esperienze lavorative, affrontano diverse problematiche in cui anche il pubblico può riconoscere esperienze simili. Potete trovare la serie sia su Netflix che su Prime Video, mentre in chiaro attualmente su La 5.

Buona visione soprattutto in compagnia

Michele

Valeria

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Serie spagnola che racconta le vicende di Valeria e le sue tre amiche per la pelle. Questa serie di grande successo in patria, prende ispirazione da una serie di romanzi rosa di una scrittrice e blogger. Tutto ruota intorno alla vita di Valeria e delle sue amiche: Lola, Carmen e Nerea. Una sorta di ” Sex and the city” spagnola ma con alcune differenze sostanziali. Nonostante la storia semplice e alla fine anche un pò banale, questa serie ha conquistato il pubblico per la simpatia e per la facilità di ritrovarsi nelle varie situazioni.

Valeria alla soglia dei 30 è una ragazza sposata che è in crisi sia nel suo matrimonio che nella sua carriera. Vorrebbe essere una scrittrice ma non riesce a decollare, mentre non sa bene capire che cosa vuole, anche il suo matrimonio è in una fase di stallo senza comunicazione . Intorno a lei si sviluppano le storie delle sue amiche: Lola l’amica di lunga data, che è traduttrice e presa in una relazione di alta passione sessuale con un uomo sposato, la tenera Carmen che lavora in un’agenzia pubblicitaria ed è sempre insicura ed innamorata segretamente del suo collega ed infine Nerea, avvocato di buona famiglia con aria di perfezione ma segretamente lesbica che non sa come dirlo alla propria famiglia.

Come sempre per complicare meglio le cose arriva un nuovo ragazzo che fa precipitare Valeria nel desiderio e nella tentazione, tanto da trasformare il suo romanzo in un libro a luci rosse che racconta le sue esperienze personali e fantasie. La prima serie di soli otto episodi, risulta leggera fresca e divertente, tanto che rimane facile da seguire. Insieme alle amiche ricalca un pò quelle che sono le classiche situazioni di crisi sentimentali e di vita personale che chiunque potrebbe avere. L’umorismo non manca così come le parti più serie.

Valerie insieme al supporto sempre presente delle sue migliori amiche dovrà quindi capire che cosa fare della sua carriera e della sua vita personale. Prenderà decisioni importanti che la aiuteranno a capire chi è e che tipo di persona vuole essere. In questo percorso decisionale anche il rapporto con le amiche avrà una sua maturazione. La leggerezza e la freschezza e i colori accesi di questa serie la rendono adatta per qualche momento di spensieratezza e divertimento.

Michele

Vasco: perchè?

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Oggi voglio parlare di un cantante che ha fatto e sta facendo la storia della musica italiana: Vasco Rossi.

Non sto a scriverne la biografia, reperibile in internet con estrema facilità. Racconterò la mia esperienza e dirò la mia personalissima opinione, aspettando di ricevere e leggere anche la vostra.

Tutto nacque nel lontano 1995; grazie alla mia amica del cuore e a suo fratello maggiore andai a vedere per la prima volta Vasco a San Siro (Rock sotto l’assedio). Di quel concerto ricordo solo di non esser rimasta impressionata dalla sua performance. Lo trovavo piuttosto statico, neanche tanto intonato e alla fine tutto quel caos non mi permetteva di capire molto di ciò che avveniva sul palco. Ma avevo 16 anni, scarsissima consapevolezza e probabilmente una conoscenza musicale pressoché nulla.

Successivamente non ascoltai più Vasco, se non a casa della mia amica, alla radio e nei locali pubblici. Non riuscivo a capire il motivo del suo successo. Trovavo fosse un artista sopravvalutato.

Non bello, non particolarmente aggraziato nei movimenti, tecnicamente lacunoso, trovavo le sue canzoni abbastanza semplici ed orecchiabili, nulla di più. Insomma, non mi spiegavo il perché di tanto seguito.

Col passare degli anni, come dicevo, mi sono dedicata all’ascolto di tutt’altro genere musicale. Arrivata però ad un certo punto, complice la fine di una relazione sentimentale corrispondente all’uscita dell’album “stupido hotel”, ho ritrovato Vasco.

La canzone “siamo soli” mi ha accompagnata per giorni e giorni, tra lacrime e voglia di ricominciare. Altro concerto. ( Stupido Hotel Tour. 16/06/2001 Imola – Autodromo Enzo Ferrari).

Anche questa volta piuttosto delusa dalla performance di Vasco ma comunque contenta di quell’esperienza, mi son ripromessa di non andare più ai suoi concerti in quanto evidentemente non facevano per me. Qui di esperienza musicale ne avevo maturata un po’. Riconoscevo la competenza tecnica della band che lo ha accompagnato ma probabilmente ero in un momento talmente negativo che vedevo tutto nero.

Nel 2005, mentre trascorrevo un piacevole weekend con gli amici a Sanremo, nel corso di una passeggiata al porto ecco che incontriamo proprio lui, il “Blasco”. Camminava da solo e si fermava a parlare con chi lo riconosceva. Dopo un’iniziale titubanza ci avvicinammo. Gli feci i complimenti per il suo successo. Rispose con una frase nel suo simpaticissimo accento romagnolo: “venticinque anni (o trenta, non ricordo più) di onorata carriera!” dissi: “son venuta a un paio di tuoi concerti. Certo che non parli molto col pubblico…”. Lui: “parlo alle persone attraverso le mie canzoni. Quando costruisco una scaletta lo faccio per dire qualcosa. Non serve che io dica null’altro”. Touché.

Nel 2011, sempre in corrispondenza di un grande cambiamento nella mia vita, esce l’album “Vivere o niente”. Ogni singola canzone parlava di me. Ogni singolo pezzo, ogni singola nota sembrava scritta da chi stava vivendo quell’esperienza. O più semplicemente, pensai, le sue canzoni son davvero per tutti.

Vasco ha programmato 4 date a San Siro. Ho comprato il biglietto per la prima data: un concerto stupendo. Finalmente ho assistito a uno spettacolo coi fiocchi. Era in forma strepitosa e la scaletta molto molto accattivante. Emozione alle stelle.

Impulsivamente comprai il biglietto per il concerto di chiusura, sempre a San Siro. Eh si. Concerto doppio. Chi se ne frega. Volevo rivivere quelle emozioni. Comprenderle a fondo. Purtroppo, a causa di un inconveniente fisico, Vasco è entrato in scena con molto ritardo; la sua condizione non era molto buona ed il concerto è stato abbastanza deludente per la maggior parte delle persone.

Detto questo, cosa c’è di così speciale in Vasco Rossi, tanto da fargli guadagnare una laurea Honoris Causa in scienze della comunicazione?

Il mio pensiero è che sia un artista poliedrico che nella sua semplicità e nonostante l’assenza di ricercatezza lessicale e musicale è riuscito ad evitare di diventare banale. Questo è il suo vero talento: dire cose semplici, cose della vita quotidiana senza annoiare o risultare scontato. Credo proprio che stia qui il vero segreto del successo di Vasco Rossi. Quel successo che gli fa riempire gli stadi di teenagers ma anche di donne e uomini di ogni età e ceto sociale. Penso che ognuno di noi abbia una canzone di Vasco nel cuore. E un’opinione sul Vasco artista credo l’abbiano tutti. Per questo recentemente ho scritto sul mio status Facebook la seguente domanda: “Vasco Rossi: perché?” così, per avere un’idea di cosa pensassero i miei amici.

 

C’è chi è innamorato di lui a prescindere, “perché Vasco è Vasco” “perché io lo amo!”, “perché è un mito” “Semplicemente Vasco”;

 

C’è chi risponde con una sua citazione: “quante volte ho fatto finta di niente ma ho capito, sì”

 

Ci sono quelli a cui Vasco proprio non piace o non piace più: “Vasco Rossi perché fino a “Liberi liberi” ha scritto alcune delle più belle canzoni italiane. Ma ora è solo il brutto clone di se stesso, dovrebbe appendere il microfono al chiodo”, “perché tutta questa importanza e popolarità? Non la capisco proprio. Bravo autore, nient’altro!”

C’è chi fa del sarcasmo e collega il suo successo a chi lo ha accompagnato: “perchè ancora oggi accende un cero al giorno per grazia ricevuta a Massimo Riva” “perché ha sempre avuto di bravi chitarristi”

La maggior parte lo apprezza moltissimo: “Perché ha accompagnato tre generazioni con la sua musica, perché spesso nelle sue canzoni ci si rispecchia, perché ha carisma da vendere, perché i ribelli e trasgressivi come lui piacciono!!”, “Uomo di poche parole ma che arrivano dritte al cuore”, “Testi poetici che rispecchiano la vita di tutti”, ” Perché quando lo ascolto mi viene la pelle d’oca e perché quando lo vedo dal vivo mi si riempie il cuore di vita!”, “Perché le sue canzoni semplici e grammaticalmente scorrette arrivano al cuore e alcune diventano leggenda”, “Se lo sai ascoltare ti entra nell’anima e aggiungo che chi dice che è bollito di sicuro non lo ha visto in concerto di recente”, “Vasco perché? Perché le sue canzoni sono un abbraccio che ti scalda il cuore, perché parla di me, di te. Perché canta esattamente quello che pensi e quello che sogni. A chi pensa che non dovrebbe più cantare dico che fin che hai qualcosa da dire devi farlo. Anche a 80 anni qualcuno che ti ascolta c’è sempre e quindi ne vale la pena!”.

 

Visto? Basta nominarlo e… il web si accende! Nel bene e nel male. Piaccia o non piaccia, riconosciamogli quest’immensa, rara e preziosissima dote comunicativa. Senza troppi perché.

– Roberta –