Fuori dalle mappe. Per viaggiare anche da casa!

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Mi hanno regalato questo libro per il mio compleanno e pur avendolo a casa da tempo, non avevo mai pensato di proporvelo! Eppure ne vale davvero la pena. Qui non si parla del classico libro di viaggi e non ci sono grandi foto di paesaggi o mete turistiche famose. Come recita sotto al suo titolo:

Citta Invisibili – Luoghi perduti

Stati senza territorio – Isole artificiali

Cimiteri viventi – Aeroporti occupati

Festival edenici – Labirinti sotterranei

Solo questi piccoli indizi posso stuzzicare la fantasia di ciascun appassionato di viaggi. La stagione tra l’altro si sta aprendo e gli spunti per viaggiare si sprecano. Se cercate itinerari precostruiti o tour siete proprio fuori strada. In questo libro troviamo posti conosciuti e non raccontati come libri. Da vivere come storia, singolarità, particolarità.

I suoi capitoli racchiudono piccoli tesori da esplorare e quindi ad esempio: Capitolo SPAZI PERDUTI, possiamo trovare Leningrado o l’antica Mecca. Su quest’ultima oltre l’ubicazione scopriremo l’origine, l’evoluzione, cosa le sta girando attorno e come stia cambiando la stessa città e cultura che la circonda.

Nel capitolo CITTA’ MORTE: troverete ad es. Il parco archeologico dell’incompiuto siciliano, Wittenoom o Prypiat. In quest’ultima si scoprirà dal suo passato ad oggi cosa abbia portato questa città ad essere ciò che è ora. Troverete poi capitoli davvero molto interessanti come:

  • Geografie nascoste
  • Luoghi effimeri
  • Terre di nessuno
  • Spazi di eccezione
  • Isole galleggianti

L’autore è Alastair Bonnet, londinese di nascita è professore di Geografia Sociale all’università di Newcastle. Si divide tra i lavori accademici a libri per il più grande pubblico. Fuori dalle mappe risulta essere la sua produzione più particolare ma per capirne i motivi davvero vale la pena di leggerlo. Immergersi in luoghi, storia, politica, religione, turismo. Un libro che vi farà viaggiare dal divano di casa. Assolutamente consigliato, in tutte le librerie fisiche ed online.

Michele

Unbelievable

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Oggi voglio raccontarvi di questa miniserie targata Netflix che ha scosso gli Usa.

Ci troviamo a Seattle, la città del famoso Grey’s Anatomy, ma siamo ben lontani dai toni patinati di questa serie. Marie la nostra protagonista, è una diciottenne disadattata che si trova in affidamento. Un pomeriggio subisce un’aggressione nel suo appartamento e viene stuprata da un uomo armato. Decide di denunciare, e qui iniziano le sue difficoltà… dopotutto è una ragazza difficile, con un passato di abusi e una famiglia poco stabile.

Anche la polizia che inizia le indagini sembra credere poco alla sua versione, tanto che anche lo spettatore inizia a domandarsi se ciò che ha visto sia vero o meno. Gli interrogatori si fanno più invasivi e pesanti. Le viene più e più volte chiesto di ammettere che si sia inventata tutto. Marie è giovane e debole e sotto quella pressione decide di raccontare che la sua storia è stata inventata. La polizia chiude il caso e sembra che tutto sia finito li.

Oltre questo Marie viene convocata in un processo per falsa testimonianza e per essersi inventata tutto. Ovviamente queste cose hanno sulla sua vita sociale e lavorativa un grande impatto negativo.

La storia si sposta dopo 3 anni in un altro stato il Colorado. Un nuovo stupro con le stesse modalità. Ciò che cambia in questo caso è la detective che se ne occupa.

La differenza sostanziale è il trattamento dell vittima, che viene difesa e supportata. Nessuno le mette pressioni e nessuno pensa che stia mentendo. L’approccio delle 2 detective fanno la differenza in questa storia. Da qui l’indagine prederà una nuova piega e i due casi verranno collegati. Non vi racconto come le cose finiranno, ma questa storia ci fa riflettere profondamente sui pregiudizi ed il modo di pensare delle persone e quanto questo possa fare la differenza in determinati casi.

Questa non è solo una miniserie, racconta infatti una storia che è realmente accaduta. Per questo ha fatto tanto discutere. Il primo approccio è di fatti totalmente maschilista e i suoi protagonisti non riescono a cogliere il disagio di Marie.

Ve ne consigliamo la visione perchè è importante capire un sistema profondamente sbagliato per anni che sta invece cambiando solo ora.

– Michele –

Santa Margherita Ligure, un weekend consigliato.

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Siamo ormai in piena estate e ho pensato di suggerirvi una meta per un bel weekend al mare.

Comune di poco più di 9.000 abitanti vicino a Genova, in estate è uno di quei posti che si riempiono di turismo non solo nazionale ma soprattutto di stranieri. La città offre davvero tanto in termini di servizi e comodità. Troverete sia spiagge attrezzate o libere per tutte le tasche.

Impossibile non fare un salto nella vicinissima e bellissima Portofino! Il contrasto delle grandi ville ed i colori con il mare ne hanno fatto da sempre uno dei paesi più ambiti dalla buona società. Potrete mangiare dell’ottimo pesce nei ristoranti sul mare… La sera più suggestiva con le sue luci.

Un’altra metà da considerare proprio nelle vicinanze è un bel pomeriggio di mare a Camogli

Anche qui troverete spiagge attrezzate ma anche libere. Il mare caldo e bellissimo, una tappa d’obbligo a pranzo in una delle tipiche focaccerie per provarle le bontà della Liguria! Per raggiungere questi posti potete usare i treni molto comodi altrimenti anche facilmente con la vostra auto. Attenzione ai periodi di partenza / ritorno ovviamente sulle autostrade…

Per il resto buon divertimento e buona estate a tutti voi

– Michele –

Algeria un paese sottovalutato

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Questa primavera volevo fare un viaggio diverso dal solito, al tempo stesso non volevo andare troppo lontano per non affrontare un viaggio pesante. Mentre curiosavo sul sito di Avventure nel Mondo, sono stato attirato da ” Timgad e oltre”.

Benvenuti quindi in Algeria. Uno stato che da poco più di due anni ha ricominciato ad accogliere il turismo. Oltre quindi ad Algeri ( la capitale) che come si può immaginare è oramai una grande metropoli, la parte più interessante per me è quella storica !

L’impero romano chiamava questa zona il “granaio” dell’impero. Se amate la storia, queste zone saranno per voi estremamente affascinanti. Ben conservate e soprattutto, da come vedete con pochissimo turismo! Sembra quasi di avere un sito a completa disposizione. Le guide vi faranno rivivere gli antichi fasti di un tempo.

Questa è Timgad uno dei siti più importanti da cui prende il nome anche il nostro viaggio. I resti sono rimasti ben conservati grazie al fatto che sono in zone dove non c’è stata colonizzazione ed esplosione demografica, lasciandoli quindi ai margini e quasi dimenticati. Il turismo sta riscoprendo ora queste bellissime zone, che al contrario di quanto si pensi, sono sicure e tranquille.

Esistono poi ancora le città dove si vive come una volta. Dove le tradizioni sono tutt’ora rispettate e si vive in un intreccio di famiglie e caste. Per quanto strano possa sembrarvi, per loro è questa la normalità!

Come in tutti i paesi ad alta percentuale mussulmana, le moschee sono tra le costruzioni più sorprendenti. A volte per la loro architettura, a volte semplicemente per i colori accesi che colpiscono appena si arriva.

Se vi lasciate i pregiudizi alle spalle, questo paese potrà offrirvi tanto da vedere, da imparare e da raccontare. Un viaggio che sicuramente vi consiglio. Senza particolari difficoltà ed adatto a tutte le età!

– Michele –

Colazioni d’autore, Petunia Ollister

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Ho da qualche mese a casa questo libro bellissimo e pensavo da parecchio di parlarvene. Mi piace perchè anche se non è un romanzo, non racconta una storia, non è un semplice libro di ricette…. è invece un libro che parla di libri e colazioni. La sua autrice, Petunia Ollister, ha scelto di mostrarci le colazioni più famose di tutto il mondo. Ci propone un viaggio vero ma non geografico ma bensì letterario. Questa è la vera novità e la bellezza di questo libro. Mi spiego meglio con qualche esempio pratico

Chi non conosce ” Alice nel paese delle meraviglie”, un cartone magnifico ma soprattutto un libro per bambini. La storia direi che la sappiamo tutti. Alice ad un certo punto si trova con il cappellaio matto che le offre del tea e dei buonissimi panini al latte… ed ecco qui che troviamo la loro ricetta ed un passo del libro da dove sono tratti. Colazioni d’autore ci porta direttamente nei grandi libri e nelle sue colazioni rendendole reali e ci da la possibilità di realizzarle ed assaggiarle.

Un grande romanzo da cui è stato tratto anche un bellissimo film ” Pomodori verdi fritti”.

Se qualcuno non c’è ancora stato, Idgie dice che la colazione viene servita dalle 5.30 alle 7.30 e il menù prevede uova, farina di granturco, biscotti, pancetta affumicata, salsiccia, prosciutto, sugo di carne e caffè, il tutto per 25 centesimi

Fannie Flagg scrive questo bellissimo libro, e Petunia Ollister ci aiuta cucinare le uova alla Benedict per portarci in queste pagine.

Un grande classico ” Il Buio oltre la Siepe” di Harper Lee:

Come in un sogno, andai in cucina e tornai con del latte e mezza teglia di torta di granturco avanzata. Dill divorò tutto, masticando con i denti davanti,come faceva lui. Finalmente ritrovai la voce. <<Come sei arrivato fin qui?>>. <<Per una strada molto complicata>>.

Ed eccoci servito un bel Plumcake di mais semplice e facile da realizzare per sentirci come nel libro.

In questo libro troviamo grandi romanzi, dai classici ai contemporanei. Ritroviamo Andrea Camilleri, Donna Tartt, Truman Capote, Ian fleming e davvero tantissimi altri.

Con questo libro potrete lasciarvi tentare e realizzare le famose colazioni di cui avete sempre letto, o perchè no, farvi ispirare da una colazione per poi comprare un grande titolo e leggerlo d’un fiato. Provate e lasciatevi conquistare dalla semplicità di questo volume che però potrà farvi viaggiare nel mondo, nella letteratura e nelle ricette più belle in cui cimentarsi.

Buona colazione a tutti!

– Michele –

“LA PIOGGIA PRIMA CHE CADA”. O DELLA FELICITA’ IMPERFETTA

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E’ il titolo la prima cosa attraente di questo romanzo di Johthan Coe.

Può esistere la pioggia prima che cada? Naturalmente, no, non è reale ma non è questa la cosa importante. Ciò che esiste è un senso di attesa, uno stato d’animo, una visione, un attimo sospeso di pura intensità che precede la pioggia. Nell’aspettativa, in questa quiete carica di rivelazione, risiede il senso di questo romanzo totalmente femminile descritto con grande precisione e maestria.

“Sai Thea, non esiste una cosa come la pioggia prima che cada. Deve cadere, altrimenti non è pioggia” Era un principio stupido su cui insistere con una bambina e mi pentii di aver cominciato. Ma Thea sembrava non avere alcuna difficoltà ad afferrarlo, semmai il contrario perché dopo qualche minuto mi guardò e scosse la testa con commiserazione, come se stesse mettendo a dura prova la sua pazienza dover discutere di questioni del genere con una ritardata. “Certo che non esiste una cosa così” disse. “E’ proprio per questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale”

Prima ancora della storia, colpisce la struttura narrativa del romanzo: protagoniste sono 20 fotografie attraverso le quali si snoda la lunghissima storia delle diverse generazioni femminili di una famiglia, dalla seconda guerra mondiale al nuovo millennio, al cui centro c’è il tema della maternità e dell’amore.

Maternità dolorose e difficili di madri mancate, piuttosto che pessime madri dagli amori difficili. Amore in tutte le sue forme e sfaccettature: eterosessuale e omosessuale, quello ricercato e quello mancato, amore non corrisposto, ma in ogni caso motore potente delle storie che ci accomunano.

Le 20 fotografie sono legate ai ricordi e alla storia incredibile di Rosamond, un’anziana signora che prima di lasciare la sua vita vuole sottrarre all’oblio, attraverso la conoscenza, la vicenda di Imogen, una ragazza cieca privata dall’età di tre anni della sua vera identità.

La pioggia prima che cada si apre con una telefonata che annuncia a Gill la morte di sua zia Rosamond, ritrovata sulla sua poltrona di casa nella campagna inglese Shropshire, in una situazione piuttosto strana: di fianco a Rosamund, un registratore in mano, vengono trovate delle cassette, con la raccomandazione di farle avere a Imogen.

La misteriosa terza beneficiaria del testamento, oltre ai nipoti Gill e s David risulta però introvabile, cade nel vuoto ogni appello e ogni ricerca. Spetta a Gill e alle sue figlie, a questo punto, ascoltare quelle cassette da dove esce la voce pacata di zia Rosamund che attraverso la descrizione di ogni fotografia, racconta a Imogen la sua storia, la storia delle sue origini e di una famiglia che non può ricordare.

Ogni foto rievoca un evento, un luogo, un’epoca, un ricordo, tutto descritto minuziosamente fino al più piccolo dettaglio, perché dove la vista manca le parole possano arrivare.

Rosamund guarda le foto con distacco e disincanto, eppure con profonda partecipazione pur non lasciandosi ingannare dalla bellezza e dai sorrisi, perché lei ricorda…..e anche se con profonda emozione, riesce a non piangere la vita passata, i suoi momenti peggiori come i migliori.

La forza del suo racconto è incentrata sull’amore per la verità, per quanto dolorosa possa essere, per le storie che non sono mai morte perché possono illuminare il presente.

Le storie di Rosamund s’intrecciano, si chiudono ma non si concludono, appartengono tutte ad uno stesso cerchio, fino al punto di non ritorno che coincide con l’oblio, quello stesso oblio che lei vuole ora scardinare.
La storia di Rosamund, Beatrix, Thea e Imogen è complessa, piena di sentimenti contradditori, a volte malati; una storia amara, talvolta crudele e si dipana come un viaggio dentro un universo femminile popolato di madri, figlie, amiche, compagne di vita. Un viaggio popolato da sentimenti complessi, da situazioni che non ammettono redenzione: ci sono madri che non sanno amare i figli e donne che custodiscono dentro di sé tanto amore ma non possono avere figli. Un storia di destini incrociati, di colpe che passano da madre in figlia e non ammettono redenzioni.

E’ proprio la voce sommessa di Rosamund l’anima di questo romanzo. E’ una voce pacata e limpida, disincantata ed emozionata allo stesso tempo, una voce che porta con sé il carico del tempo vissuto, dal tempo dello sfollamento durante la guerra a casa di sua cugina Beatrix con la quale stringe un patto di sangue, al vissuto con sua figlia Thea, per arrivare a Imogem e alla decisione di ridarle ciò che le è stato tolto: la sua vera identità.

– Carmela –

Le scogliere del Sud d’Europa

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Anna ci racconta il suo fantastico viaggio in Portogallo… per darvi idee e suggerimenti per questa estate.

Ci sono almeno due modi per scegliere le proprie mete di viaggio: o si segue la folla o la si evita cercando mete alternative andando a cercare l’emozione laddove in molti non la pensano nemmeno; quando andai in Portogallo per la prima volta cercavo emozioni solitarie. Il sud ovest mi ha stregato.

In realtà la prima impressione arrivando dalla spagnolissima Andalusia non mi aveva tanto entusiasmato, anzi. Il delta enorme e lento del fiume Guadiana divide le due nazioni, un ponte moderno, senza frontiere e con pochi cambiamenti geografico architettonici, separa due morfologie così vicine geograficamente e nel contempo così diverse come quelle dell’Andalusia e dell’Algarve. La costa sud del Portogallo è particolarmente urbanizzata (sembra la costa azzurra) ed è composta da numerosi e ampi delta di fiumi che determinano una costa sabbiosa, dilatata con la presenza di penisole, isole, lagune soggette a maree oceaniche e habitat naturale di colonie di uccelli migratori quali fenicotteri rosa e cicogne bianche.

spiagge

Tavira e la sua isola negli ultimi 20 anni è stata la meta preferita di inglesi e tedeschi, infatti, in città la lingua più diffusa nei bar è l’inglese e nelle spiagge dell’isola di Tavira, che guarda per diversi chilometri la costa, i portoghesi sono veramente pochi.

Proseguendo verso ovest si arriva a Faro che è l’emblema della costa paludosa delle Algarve con il suo parco naturale del Rio Formosa e l’isola di Faro. Battelli ad ogni ora portano i turisti nelle diverse isolette sabbiose a prendere il sole a tu per tu con gli uccelli che vivono nel parco. Spiagge rosa colorano l’orizzonte sotto un cielo turchino e l’oceano ha fondali bassi con acque sorprendentemente tiepide in cui fare il bagno e immergersi nella natura.

La città antica di Faro è cinta da mura remote e al suo interno tantissimi localini in cui mangiare buon pesce e bere nelle calde giornate di molta parte dell’anno. Le cicogne sono ovunque vi sia una guglia o qualcosa che vi assomiglia e così le troviamo tanto sulle colonne della cattedrale quanto sul pilone della rotonda stradale, tranquillamente appollaiate incuranti contemporaneamente del suono delle campane e delle auto che transitano nella strada.

scogliera

Lasciata Faro la costa prosegue sabbiosa e bionda fino a Lagos dove compaiono i primi accenni di un cambiamento di paesaggio costiero. Guglie di sabbia consolidata si stagliano a poca distanza dalla costa, componendo dolmen marini che ricordano il Goblin park; il loro colore rosso si evidenzia sullo sfondo verde blu del mare e del cielo e porta gioia allo sguardo. Camminando sulla spiaggia Est di Lagos, intorno al castello spesso location di mostre artistiche, si possono guardare da vicino questi monoliti rossi di roccia calcarea dalle forme incerte, si ci gira attorno, alcuni sono stati anche forati per creare passaggi tra le varie spiagge della città e passeggiare in spiaggi diventa un gioco d’esplorazione e di scoperta di piccoli scorci marini stupendamente personali.

Lagos è anche il primo punto di partenza alla scoperta di grotte e scogliere che compongono la costa da Lagos a Sagres, punto estremo della parte meridionale del Portogallo.

Sagres è un gioiello della natura, falesia, falesia e ancora falesia. Un enorme promontorio di falesia su cui sorge un castello ben conservato il cui interno è percorso dagli abitanti con la bicicletta alla ricerca di un angolo in cui sedersi a pescare dalla scogliera a 50 metri dal mare.

pescatori

Osservando questi pescatori mi sono sempre chiesta come facessero a vedere dove cadeva la lenza e come facessero a mantenere la lenza lontana dallo scoglio con quelle onde violente che s‘infrangono contro la falesia senza sosta. Per me è rimasto un mistero, certamente non è rimasto irrisolto per loro che molto spesso traggono dal mare dei bei pesci luccicanti che si affrettano a far risalire la falesia prima che si liberino dall’amo. Sagres è il punto di svolta tra il sud e l’ovest del Portogallo e il paesaggio che è già mutato da Lagos verso Sagres cambia ulteriormente e si fa sempre più selvaggio. Scogliere di falesia a non finire e colline di sabbia abitate da piccoli arbusti, pini, eucalipto e sugheri si impadroniscono del paesaggio, siamo entrati nel Parco Naturale della Costa Vicentina e il viaggiatore lo comprende immediatamente perché è un cambio repentino di paesaggio, di natura e di profumi. L’aria è fresca e profumata e l’edificazione selvaggia della costa delle Algarve scompare improvvisamente, lasciando il posto a piccoli e radi paesini bianchi, lenti e silenziosi.

faro

Cabo São Vicente è il punto più occidentale del continente Europeo e il suo faro merita una visita per ammirare gli scorci sul mare e la sua falesia alta fino a 75 metri.

Aljezur è il primo comune della Costa Vicentina, ha un’origine araba e anch’esso si colloca su un fiume che sfocia in mare nella spiaggia di Amoreira a una decina di chilometri dal paese. Amoreira al tramonto lascia senza fiato, ti paralizza per la sua bellezza, i suoi colori e il vento che soffia forte trova, alle spalle del mare, il varco del fiume che si lascia riempire dalle alte maree e dall’aria che spira dal mare. Seduta sulla duna, tra il letto del fiume e la spiaggia, ti senti trafitto dal vento, pervaso dalla salsedine, colpito dal tramonto e il corpo perde senso perché l’emozione prende il sopravvento e lo annulla. La sera quando vai a dormire ritrovi lentamente, con la stanchezza, il corpo che avevi perso sulla spiaggi e l’emozione vissuta ti rende dipendente e hai voglia di ritornare sulla duna a rivivere ancora e ancora e ancora l’emozione forte dell’oceano.

natura.

Cambiare spiaggia, dopo essere stati ad Amoreira e ad Arrifana, non è un’esigenza ma piuttosto una costrizione spesso dovuta a qualche compagno di viaggio “stressato”. Il viaggio sulla costa ovest, però, non delude. Il Portogallo è molto altro rispetto a questa parte di costa ma se decidete di partire da qui per scoprirlo non sono sicura che andrete oltre Vila Nova de Milfontes dove il fiume Mira si getta nell’oceano creando spiagge enormi in cui perdersi.

Nella costa oceanica dell’Europa del Sud non esistono falesie più belle di quelle della Costa Vicentina. Provare per credere. Senza nulla togliere all’Isola di Madera con Cabo Girao che vanta una scogliera di 598 metri ma questo viaggio mi sta ancora aspettando

info

– Anna –

The OA, la serie piu’ enigmatica della TV.

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cover

Oggi provo a raccontarvi la serie ” The OA”, non uso il termine tentare a caso. Per chi ne ha sentito parlare ma non l’ha ancora vista, sappia che è una vera e propria sfida. In modo particolare anche per non svelarvi troppo di questo racconto molto, ma davvero molto particolare! Prodotta nel 2016 negli stati uniti da Netflix, questa serie ci racconta la storia di Prairie una ragazza scomparsa da ben 7 anni e che viene avvistata mentre si getta in acqua da un ponte con un telefonino. Questo è l’incipit della serie, scritta a quatro mani dalla stessa protagonista Brit Marling e Zal Batmanglij. Si risveglia in un ospedale e i suoi genitori vanno a trovarla ( tranquilli non vi svelo troppo della trama). La cosa più assurda è che quando era scomparsa Prairie era cieca, ma oggi ci vede come chiunque altro. Arrivano così tutte le classiche domande: come ha recuperato la vista? Dove e’ stata per 7 anni? Come è ritornata indietro? E tanto altro ancora.

prairie

Prairie cerca di tornare alla vita di tutti i giorni, ma le persone la guardano male. Inizia a fare amicizia con il classico bullo della scuola. Che cosa hanno in comune? Per quale motivo Prairie si fida tanto di lui? Questa serie pone continue e sempre nuove domande, mentre la loro soluzione è tutt’altro che semplice anche se le risposte arriveranno.

gruppo

Vengono individuate 4 persone all’interno della scuola, tra cui un’insegnante. Apparentemente tutti molto diversi e con problematiche sociali scolastiche differenti. Insieme ogni sera, andranno in una casa abbandonata con Prarie ad ascoltare il suo racconto di che cosa è accaduto in quei sette lunghi anni. Non sanno perchè, ma solo che alla fine del racconto capiranno quello che è il loro ruolo nella storia.

prigionia

Il racconto di Prairie, sarà per noi spettatori come un secondo film. Una storia dentro una storia. Sempre più intricata, dove il limite tra realtà e impossibile verrà attraversato più volte. Non vi verrà chiesto di crederci ma solo di ascoltare e seguire, capiremo alla fine ( si spera) proprio come i protagonisti coinvolti. Sono certo che questo racconto non vi annoierà credetemi.

Serie a parte, questo progetto è certamente uno dei più originali degli ultimi anni, tanto che il pubblico si è diviso in chi lo adora e chi lo odia. Certamente l’attrice che lo ha scritto ed interpretato ha un grande talento. Otto episodi intensi che a tratti rapiscono e coinvolgono lo spettatore, anche se  non sempre con la medesima intensità.

Fanno di “The OA” la serie da vedere quest’anno.

– Michele –

CANTO DELLA PIANURA, CUORE PROFONDO E MARGINALE D’AMERICA

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Stavo per parlarvi di un libro che ho letto questo autunno per curiosità, perché era piaciuto a molti e tanti me l’avevano consigliato. Non dirò di che libro si tratta. Posso dire che ho avuto qualche difficoltà, non sapevo cosa dire di preciso. Sì la storia, d’accordo. Ma non si era fermata dentro di me, mi aveva attraversata e, come un alito di vento, puff …svanita! Così mi sono fermata e ho deciso di cambiare tutto.

Ho deciso di scrivere di questo libro che si chiama Canto della Pianura. Certo, non posso dire che non sia un libro di successo, tutt’altro. Dopo l’uscita dell’ultimo volume (Crepuscolo nel 2016) di quella che è stata chiamata La Trilogia della Pianura, non si fa altro che parlare di lui, dello scrittore, e dei suoi libri.

Si chiamava Kent Haruf, lo scrittore, ed è scomparso nel 2014 a 71 anni. Ha avuto una vita di traversie eppure non ha mai deciso di abbandonare la scrittura. Il successo è arrivato a 56 anni proprio con Plainsong, questo il nome originale di Canto della Pianura: uscito negli Stati Uniti nel 1999, finalista al National Book Award, è stato pubblicato in Italia nel 2015, dall’editore NN, dopo Benedizione, il romanzo che chiude la trilogia.

A questo punto, spero di aver suscitato la vostra curiosità e non vedete l’ora di saperne di più. Il fatto è che proprio per la sua singolare semplicità è difficile parlarne, rendere le atmosfere, i personaggi, uomini e animali, stagliati sul vasto orizzonte che circonda la città di Holt nel Colorado, cuore profondo e marginale d’America.

Oltretutto Holt è una città che non esiste ma si è materializzata nell’immaginazione dell’autore che l’ha forgiata talmente bene da risultare reale: dalla Main Street è partito a costruire strade, disseminandole di case, la scuola, l’ospedale, l’emporio e il ferramenta, taverna e il ristorante, tutte cose non possono mancare in una cittadina; ha descritto inoltre con impareggiabile precisione l’imponente pianura circostante, ultimo avamposto prima delle grandi montagne. Una città così reale da essere lei stessa protagonista. Un luogo come tanti, dove tutti si conoscono, le loro storie minime sono strettamente connesse e diventano simbolo di una condizione umana di amore deluso, solitudine, follia, estraneità ma anche di speranza e riscatto.

Così a Holt, tra le pianure del Colorado, va in scena la vita di gente semplice. Il romanzo è tutto qui…per modo dire!

A Holt c’era quest’uomo, Tom Guthrie, se ne stava in piedi alla finestra della cucina, sul retro di casa sua, fumava una sigaretta e guardava fuori, verso il cortile posteriore su cui proprio in quel momento stava spuntando il giorno”.

L’incipit del romanzo dice molto sul tono, sullo stile, sulla apparente semplicità della narrazione, sulla scrittura piana e quasi colloquiale

Il romanzo inizia così, con un tono semplice e colloquiale, che lo scrittore utilizza per raccontare le storie della gente di Holt, che all’inizio appaiono singole ma in realtà hanno profonde relazioni.

Tom, professore di storia americana, e i suoi figli, Ike e Bobby, vivono momenti difficili all’interno della famiglia, dove una moglie e madre delusa e amareggiata, scivola nella depressione vivendo la sua vita in una stanza buia, si trasferisce poi da sola in una casa e infine li abbandona e fugge a Denver presso la sorella. Intorno a questo nucleo, emerge lo sforzo di Tom per stare vicino ai due ragazzi, aiutarli a crescere e ad attraversare il dramma dell’abbandono. Uno sforzo oltremodo necessario per se stesso che si trova anche problemi legati al suo ruolo di insegnante e a fronteggiare le minacce del bulletto di turno e della sua ottusa famiglia.

Victoria Roubideaux è invece una diciassettenne che rimane incinta di un ragazzo venuto da Denver, viene scacciata dalla madre e si rifugia a casa di Maggie Jones, sua insegnante, decisa a tenersi il bambino da sola. Infine, le inesistenti storie dei due vecchi fratelli Macpherson, Harold e Raymond, due allevatori che vivono soli da una vita intera in una fattoria a poche miglia da Holt.

Saranno loro, su iniziativa di Maggie Jones, ad accogliere la giovane Victoria, in cerca di rifugio e dell’affetto di una famiglia. Un incontro che cambierà per sempre i loro destini, dei due burberi e solitari fratelli e della ragazza impaurita e sola. Sono commoventi i loro tentativi per essere gradevoli e gentili con Vittoria, i loro sforzi per trovare argomenti di conversazione che rompano la barriera di inadeguatezza e paura.

Holt è una città di allevatori dove l’aria è pulita, i tramonti lunghi e interminabili, il vento sibila gelido, gli animali fanno sentire i loro versi che risuonano solitari nella pianura e la gente arriva a sera stanca dalla fatica di accudire il bestiame o da altre attività quotidiane.

In questa atmosfera normale, quasi remota, non avviene nulla di eclatante, ma i personaggi vivono i drammi veri della vita, fatti di incontri e abbandoni, violenze e vendette, fughe e ritorni. In queste storie tutti attraversano momenti difficili o vere e proprie crisi esistenziali. L’autore affianca i personaggi mentre vivono e ci racconta le sfaccettature delle loro vite, rendendoci partecipi e facendoci condividere le loro emozioni. Ci troviamo così a osservare l’incedere implacabile delle loro esistenze, a riconoscervi storie che ci sembra di aver già visto o ascoltato.

E allora, ci si chiederà, dov’è risiede l’originalità del romanzo? Si potrebbe rispondere nella semplicità, delle persone e delle loro azioni, descritte in modo così minuzioso da renderle riconoscibili: piccole e grandi fatiche quotidiane, dolori e delusioni, ma anche sentimenti nobili, come solidarietà, comprensione, amore, che rendono la vita degna di essere vissuta.

Storie di disarmante semplicità narrate senza fronzoli con la voce quasi confortante di chi rievoca episodi familiari della sua vita con una scrittura che va il più possibile vicino all’osso, come lui stesso la definiva.

Canto della pianura è un romanzo magnetico e attraente per la pura realtà di quelle vite portate alla ribalta, descritte in modo così minimo da essere mostrate nell’essenza della loro natura, della loro realtà, dei loro gesti.

E se è vero che i gesti sono coinvolgenti, allora il lettore si ritrova coinvolto, quasi personaggio egli stesso, partecipe delle vicende di Guthrie, Victoria, i fratelli McPheron, Maggie, Ike e Bobby, e del resto della gente di Holt.

– Carmela –

A girl Like her, storie incredibili.

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A Girl like her, non è un vero film, non è un vero documentario, è ciò che vine definito Mockumentary. Tranquilli non è una parolaccia, significa: creare una storia, una fiction in stile documentario per raccontare un fatto realmente accaduto in maniera reale. Proprio come in questo caso. Questa è la storia della liceale Jessica Burns che tenta il suicidio ingerendo farmaci dei genitori. Ma perchè? Quale disagio ha? Quai sono le conseguenze?

Questo lungometraggio cerca di spiegarci tutto ciò. Una troupe documentarista arriva alla Sophomore High School per girare un documentario ed intervistare tutte le parti in causa; insegnanti, genitori, amici, compagni di scuola. Tutto questo mentre Jess si trova in coma in ospedale tra la vita e la morte. In realtà questo film tocca un nervo scoperto delle scuole americane ( ed anche delle nostre in misura fortunatamente minore), il bullismo. Pratica largamente diffusa che minaccia molti ragazzi ogni anno.

Brian è il migliore amico di Jess, per il compleanno le regala una spilla contenente una piccola videocamera. Vuole aiutare l’amica registrando quello che le accade ogni giorno a scuola. Nella storia quindi, non vedremo quasi mai Jess, vedremo esattamente quello che vede lei, come se noi fossimo lei. Sei mesi di dvd che registrano ogni giorno della ragazza che vengono consegnati alla troupe del documentario.

Da una parte iniziamo a vedere le interviste agli insegnanti che a volte non si rendono conto di ciò che accade. A volte si girano dall’altra parte. Non hanno il potere o il sostegno per impedire determinate situazioni. Intanto i genitori di Jess vogliono vederci chiaro sul gesto della figlia. Iniziamo così ad osservare le immagini delle registrazioni della sua camera. Ogni giorno jess viene vessata.

Avery Keller è la ” Popular Girl” che guida il gruppo contro Jess. Una volta erano migliori amiche ma da un anno non si sono più parlate. Parolacce, umiliazioni continue, furti, messaggi, offese sui social network quotidianamente. Spingono Jess in se stessa e ad isolarsi. I messaggi son forti e con pesanti offese.

Pensate di aver trovato la cattiva? Non è così semplice. Avery viene intervistata e seguita a casa dalla troupe per alcuni giorni. Sappiamo bene che è crudele e meschina, pensiamo ok c’è un buono e un cattivo. Poi vedendola a casa, scopriamo che è una ragazza come tante, con sogni, problemi, una famiglia che la soffoca. Una madre incapace di seguire i propri figli, che li umilia. Allora mi scatta un pensiero: sembra tutto semplice, bianco e nero… invece no… sono sfumature. Avery è a sua volta vittima. Questo non giustifica quello che fa a Jess, ma sicuramente ci fa capire la complessità dei rapporti, dei ragazzi in generale delle nuove generazioni.

Questo documentario svela i vari punti di vista delle persone coinvolte. E’ davvero difficile per me descrivere cosa significa guardarlo. Sicuramente andrebbe proiettato nelle scuole. Questo problema sociale è molto diffuso e pericoloso, più di quanto si pensi. Il documentario si conclude con Avery che viene messa di fronte ad uno schermo a vedere un montaggio di tutte le cose che detto o fatto a Jess. Ovviamente la sua reazione sarà molto forte. Potete trovare questo documentario online, o su Netflix. Vi lascio al trailer e vi chiedo se volete di commentare questa storia difficile.

– Michele –