Kenya, difficile da credere

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Di recente sono stata in Kenya, vacanza in famiglia sulla costa kenyota, e un paio di giorni di Safari.

L’aspetto naturalistico di questo luogo mi ha molto colpito, si passa dalle spiagge bianche e zuccherine alla natura incontaminata e selvaggia della savana, ma ciò che rimane impresso di questi luoghi è la povertà.

E’ da quando  sono nata che mi parlano della povertà in Africa ma quando ti ci scontri le cose cambiano. Mentre percorrevamo la strada che portava al parco principale i bambini rincorrevano la nostra jeep con le mani tese nella speranza che saltasse fuori qualcosa da mangiare. Abbiamo visitato una scuola ( per rispetto non metterò le immagini), questa era fatta di fango e non avevano quaderni di nessun tipo, solo la speranza di una maestra capace e la conquista quotidiana della conoscenza.

In molte zone non c’è acqua e non puoi coltivare perchè la terra è arida e se anche non lo  fosse l’altissima presenza di formiche impedisce a qualsiasi seme di piantar radice, eppure la popolazione in queste zone che sembrano dimenticate da Dio, è superiore alle aspettative, così chiesi alla guida: perchè metter al mondo figli se non puoi sfamarli? Lui rispose solo: dovresti cambiare la testa della gente. E così ho capito che il problema non è solo un’economia difficile ma una mentalità chiusa ed ignorante che favorisce il non sviluppo e la povertà. Devi cambiare la gene, mi hanno dettoma la vedo dura, e così l’Africa sarà sempre l’Africa, povera ma ricca e sfruttata per rimanere in povertà con gente incapace di evolversi, il meglio che possiamo fare è dare comunque una mano, magari mandando qualche libro e qualche quaderno in quelle scuole fatte di fango e speranza così che magari, piano piano, la testa della gente cambi e si erudisca.

Veniamo ora ad un’altro aspetto di questo viaggio, il suo scopo. Chi va per riposarsi spaparanzato al sole otto ore al giorno, come fanno lo sanno solo loro, ma chi te lo fa fare di fare undici ore di volo in economica per stare ad arrostirti al sole? Tanto vale stare in Liguria. Chi va per vedere un posto nuovo e farsi coccolare in un resort di lusso ad un costo la metà di una vacanza in Sardegna con spiagge altrettanto belle se non di più, e chi come noi vuole andare per stare insieme, godersi la famiglia, e ritrovarsi senza il pensiero del lavoro, anche se questo è riuscito a seguirmi anche là;  poi chi magari ci va per salvare la vita di coppia. Ma ho visto anche coppie delle quali non ho ben capito a che sopo fossero lì, temo solo perchè lei ha trascinato lui. In particolare una coppia di anziani dove lei l’avrei gettata dall’aereo. Maltrattava il marito ad ogni occasione, anche solo se lui chiedeva che ore erano, non sto scherzando, lui ha chiesto alla moglie che ore erano e lei: che ore vuoi che siano?! SIamo appena partiti! Per non parlare del fatto che quando lui l’ha fatta alzare per passare e andare in bagno lei glielo ha concesso ma solo per quella volta, non sarebbe più dovuto andare in bagno fino a quando non fossero atterrati, e vi giuro che ha mantenuto la parola.

Ora mi chiedo, ma che diavolo succede ad una coppia almeno trentennale, per arrivare a trattarsi così? Lei è davvero un’arpia acida o è la sua vendetta per qualcosa che ha fatto lui?

Provate a rispondere voi perchè io una ragione non la vedo.

Giovanna, la povertà e l’immigrazione

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Giovanna, nome che usiamo per convenzione, è donna di altri temi. Sopravvissuta alla miseria generata non solo dal dopoguerra ma anche da una famiglia numerosa, Giovanna è l’ultima di ben undici fratelli.

Nacque nel 1948 in una casa di sassi su una collina dell’appennino Parmense. La sua famiglia era povera, non possedevano terra propria da poter coltivare, ne tanto meno potevano permettersi di acquistare animali da poter allevare e far riprodurre così da poter sfamare la famiglia. I genitori lavoravano come mezzadri e Giovanna cominciò  a lavorare fin da bambina, “non ricordo quanti anni avevo, lavoro da quando ho memoria”. Raggiunta l’età per frequentare la scuola, Giovanna va a lezione il mattino, giusto il necessario per imparare a leggere e scrivere (Giovanna ha solo la quinta elementare) e poi aiuta i genitori presso i campi e fa qualche pulizia in casa dei padroni. Un giorno le venne chiesto di servire una tazza di latte, ma Giovanna era piccola e le mani maldestre fecero rovesciare la tazza e il latte finì sul pavimento, una sgridata non fu sufficiente, Giovanna venne duramente bastonata, ma che fare? “o ti prendi la bastonata, o te e la tua famiglia perderete il lavoro e morirete di fame”, le disse con voce dura il padrone.

I soldi in casa di Giovanna non bastavano mai e il ricavato del raccolto non era sufficiente per loro, alcuni fratelli di Giovanna morirono da bambini per malattia, altri migrarono all’estero, chi in Argentina, chi in America e non se ne seppe più nulla.

Un giorno si presentò a casa di Giovanna una signora, ben vestita ed educata, era chiaro che apparteneva ad un altro ceto sociale, “ti andrebbe di venire da me in Germania? Ho una gelateria e ho bisogno di aiuto, ti darei qualche soldo, vitto e alloggio e ovviamente tutto il gelato che vuoi” . A quella proposta Giovanna e i suoi genitori si illuminarono, per loro era come vincere alla lotteria.

Giovanna partì il giorno stesso. I successivi sei mesi Giovanna li passò nella cantina della gelateria a pelare frutta senza mai vedere la luce del sole, certo gli fu dato quanto promesso ma a che prezzo? A Giovanna non veniva permesso uscire dalla cantina, il timore della sua datrice di lavoro era che questa potesse imparare la lingua e riuscire a farsi strada da sola, e lasciare quel lavoro per uno migliore.

Giovanna tornò a casa in inverno, appena arrivata a casa i genitori le chiesero: “Hai soldi?”, Giovanna dette loro tutto il suo misero guadagno.

L’inverno passò e a primavera la stessa signora si presentò a casa di Giovanna con la stessa offerta dell’anno precedente ma Giovanna questa volta non voleva andare, a forza i genitori la spinsero fuori di casa per farla tornare in Germania, dove passò altri sei mesi, ma questa volta, finita la stagione, Giovanna tornò in Italia ma non dai suo genitori, andò nella città in cerca di lavoro, l’economia si era ripresa, e Giovanna trovò subito lavoro come sarta, divideva la casa con altre ragazze e con il passare del tempo e tanto lavoro, diventò indipendente.

Conobbe quello che oggi è suo marito, si sposarono ed insieme misero su una attività di idraulica, Giovanna amministra e tiene la contabilità, mentre il suo marito fa il lavoro da idraulico.

Fortunatamente non tutti i genitori erano così duri al tempo, Giovanna non fu fortunata, tuttavia alla fine se l’è cavata.

Oggi si è portati a credere che la ricchezza sia direttamente proporzionale alla quantità di denaro, ed in effetti, per come stanno le cose oggi, è un aspetto che non si può contestare, eppure una volta la ricchezza era la terra dalla quale trarre frutti per il nostro nutrimento e anche per il nutrimento di quegli animali che un giorno avrebbero sfamato la famiglia, almeno per chi poteva permettersi il maiale. Ma chi non aveva ne terre ne bestie, la vita era molto incerta, il mal nutrimento portava alla debolezza, si era più esposti alle malattie oltre che soffrire la fame.

Da queste parti vi fu un tempo in cui i soldi non contavano, durante la guerra i ricconi di città venivano nelle campagne ad offrire denaro in cambio del cibo del tuo orto o una parte della carne ricavata dal tuo maiale, o una bottiglia di latte della tua mucca, ma tutto l’oro del mondo non poteva pagare nulla, di cibo ce n’era poco e chi se lo riusciva a procurare se lo teneva stretto, perchè il denaro non lo mangi. 

Vale la pena di riflettere su questo.

 

I migliori giochi da tavolo 80′

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Chi di voi era bambino o ragazzino negli anni ottanta, di certo non dimenticherà i giochi da tavolo di questa fortunata decade.

Sto parlando di quei giochi il cui divertimento ha tenuto testa all’avvento dei videogame quali Nintendo o Sega Mega Drive. Sto parlando di Brivido, ad esempio.

brivido

Chi non se lo ricorda? Famoso per il suo design in 3d stile gotico, affascinava chi come me, era un amante dell’horror. Forse era più il tempo per montarlo che per giocarci, ma ne valeva la pena. L’obiettivo era imprigionare il fantasma sfuggendo ai trabocchetti

L’isola di fuoco

Questo era davvero costoso, ma molto divertente e ben strutturato, lo scopo era scappare dall’isola con il gioiello. Il gioco era imprevedibile, poteva durare 20 minuti come due ora e ancora ad oggi è il preferito di mia figlia che ha 5 anni. Cercatelo su internet, se negli anni ottanta constava intorno alle 90.000 lire oggi lo potete acquistare a €235,00, da paura!

trivial pursuit

Trivial Pursit, non era da meno in termini economici, decisamente più impegnativo e dedicato ad una fascia di età superiore del target al quale si indirizza Brivido, o L’Isola di fuoco. Il fine è quello di conquistare più lauree di tutti rispondendo a domande di cultura generale.

Atmosfear,

atmosfear

questo forse risale più agli anni novanta. Fu il primo gioco interattivo che implicava l’uso di una cassetta VHS che si trovava in dotazione. Ebbe un grande successo tanto da spingere gli ideatori a creare altre due versioni, ma che non ebbero la stessa fortuna.

crak

Considerato un “gioco al rovescio”, sì perché se ad esempio a Monopoli vince chi rimane in gioco e con più soldi, a Crack per vincere devi perdere tutto. Divertente e atipico, potevi perderci le giornate.

monopoli-tabellone

Persino mio padre forse ci ha giocato, infatti forse non tutti sanno che il gioco del Monopoli ebbe origine all’inizio del XX secolo, ed è incredibile come ancora oggi sopravvive. Ne furono fatte varie versioni, tra cui una con i personaggi della Disney per i più piccoli. A differenza dei giochi citati fino ad ora non serve affidarsi ad internet per recuperarlo, Monopoli è ancora oggi il gioco da tavolo più conosciuto e lo potete ancora trovare in qualsiasi negozio di giocattoli, mentre per gli altri, beh…buona fortuna se sperate di comprarlo all’asta ad un prezzo conveniente.

risiko

Questo non era proprio il mio genere, ma i maschietti, grandi e piccini ci perdevano le giornate. Basato su strategia di guerra e attacco, potete giocarci per ore senza annoiarvi. Alcuni lo consideravano uno strumento di istigazione alla violenza, io credo che non lo sia più di quanto lo sia un videogame o la televisione.

hotel

Hotel, per gli amanti del businnes, si affianacava a Crack. Tutto ruota attorno al concetto di affari e l’obbiettivo è costruire e conquistare più alberghi possibile mettendo fuori gioco i vostri avversari che si indebiteranno per dormire nei vostri hotel

Che ne dite, vi ho riportato indietro nel tempo?

– Isabella –