Storie per bambine

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Quando mia figlia mi chiese di comprarle questo libro ero molto scettica.

Innanzi tutto quel giorno le avevo già comprato molte cose e non volevo compragliene ancora, ma insistette così tanto.

Bhe che dire? Mia figlia ha davvero occhio per i libri. Il libro riporta le storie di svariate donne che si sono distinte per qualche ragione nel corso della storia, da Cleopatra alla first lady. Molte di queste avevano un sogno e si sono date da fare per realizzarlo, come Alfonsina Strada una ciclista italiana. Merita davvero di scriverne.

Alfonsina, amava andare in bicicletta, ma questo non era accettabile per una ragazza della sua età nata a fine ottocento. I genitori pensarono di sistemare la questione quando le dissero che se voleva andare in bicicletta doveva sposarsi e uscire di casa. Sposa a soli quattordici anni, non scese dalla sella, ma di questo una piccola parte del merito va anche al marito il quale capì quanto fosse importante per Alfonsina andare in bicicletta e così le regalò una bici da corsa nuova fiammante al sua moglie.

Alfonsina si diede da fare e si allenò tutti i giorni decisa a partecipare al Giro di Italia e non la scoraggiò nemmeno il fatto che cercarono di impedirglielo con tutte le forze perchè donna, e le donne non potevano gareggiare, ma lei partecipò comunque e di novanta ciclisti alla partenza solo trenta tagliarono il traguardo e tra questi c’era anche Alfonsina.

Come questa ci sono decine di altre storie.

Veniamo al punto, vi scrivo di questo libro perchè voglio che facciate tesoro di queste storie. Parlano di persone che avevano sogni, obiettivi, progetti e si sono dati da fare per realizzarli. Non hanno lasciato che le difficoltà li abbattessero, non hanno permesso a nessuno di imporgli cosa fare e cosa no. Non finisce qui, sognare e combattere per realizzare i propri sogni non è sufficiente, è necessario che qualcuno creda in noi e ci supporti, come il marito di Alfonsina, al quale non importava delle convenzioni del tempo, non gli importava se gli alti consideravano disdicevole che una donna andasse su una bici diversa da quella da passeggio, in pantaloncini corti per giunta, credeva in lei perchè vedeva l’amore e la passione che ci metteva e quanto la rendesse felice pedalare, le ha regalato la bici e ha lasciato che si allenasse. Guardate che risultato.

Perciò credete in voi stessi, se avete una persona cara che coltiva un sogno, incoraggiatela e credete in lei. Un giorno sarete fieri di lei e di voi stessi.

Ogni giorno mia figlia mi parla dei suo sogni: “se questo è il tuo sogno e ci credi la mamma ti aiuterà”.

“Sognate più in grande, puntate più in alto, lottate con più energia. E, nel dubbio, ricordate: avete ragione voi”  Tratto dal libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli”

Focaccia ligure, non più segreti.

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Alta, bassa, secca, morbida, croccante, quando la focaccia ligure è buona, lo è in tutte le maniere.

Ma come fare una focaccia ligure come si deve? Sembra facile, ma non avete idea di quante ne ho provate, con aceto, senza aceto, il latte al posto dell’acqua, tripla lievitazione o solo doppia, niente da fare.

Ma finalmente credo di aver trovato la combinazione giusta.

500g di farina di grano tenero

275 ml di acqua

5g di malto

25g di olio extravergine di oliva

20g di strutto

12g di lievito di birra

10g di sale

Per la salamoia genovese:

100 ml di acqua

50g di olio extravergine di oliva

14g di sale grosso

 

Prima di tutto preparate la salamoia così ha il tempo di insaporirsi mentre lavorate la focaccia. Unite tutti gli ingredienti in un recipiente e date una mescolata. Se volte potete aggiungerci rosmarino o origano a piacimento.

Su di una spianatoia o in una planetaria, disponete la farina. mettete in un contenitore l’acqua possibilmente tiepida (scaldatela al microonde altrimenti va bene anche quella del rubinetto a temperatura ambiente), con il malto e sbriciolate dentro il lievito di birra. Mescolate fino a scioglimento. Aggiungente poco per volta mentre impastate, poi incorporate lo strutto e l’olio. Impastate fino ad ottenere un impasto liscio e morbido e non vi spaventate se risulta appiccicaticcio.

Coprite con pellicola e lasciate lievitare in un luogo caldo e umido per un ora.

Trascorso questo tempo, irrorate di olio la teglia da forno e disponete l’impasto allargandolo con le dita e cospargetelo con la salamoia. Se avrete una teglia piccola come la mia, vedrete l’impasto affogare nella salamoia, nessun problema, va bene così. Fate lievitare per una mezz’oretta e mettere in forno a 230 C per circa 20 min, io ho usato il ventilato ma si può usare anche la funzione statica.

Sfornate e se volete date ancora una spennellata di olio. A me è venuta alta e soffice ma se la volete bassa e più croccante non avete che da dimezzare le dosi.

Favolosa! Non potete sbagliare!

Kenya, difficile da credere

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Di recente sono stata in Kenya, vacanza in famiglia sulla costa kenyota, e un paio di giorni di Safari.

L’aspetto naturalistico di questo luogo mi ha molto colpito, si passa dalle spiagge bianche e zuccherine alla natura incontaminata e selvaggia della savana, ma ciò che rimane impresso di questi luoghi è la povertà.

E’ da quando  sono nata che mi parlano della povertà in Africa ma quando ti ci scontri le cose cambiano. Mentre percorrevamo la strada che portava al parco principale i bambini rincorrevano la nostra jeep con le mani tese nella speranza che saltasse fuori qualcosa da mangiare. Abbiamo visitato una scuola ( per rispetto non metterò le immagini), questa era fatta di fango e non avevano quaderni di nessun tipo, solo la speranza di una maestra capace e la conquista quotidiana della conoscenza.

In molte zone non c’è acqua e non puoi coltivare perchè la terra è arida e se anche non lo  fosse l’altissima presenza di formiche impedisce a qualsiasi seme di piantar radice, eppure la popolazione in queste zone che sembrano dimenticate da Dio, è superiore alle aspettative, così chiesi alla guida: perchè metter al mondo figli se non puoi sfamarli? Lui rispose solo: dovresti cambiare la testa della gente. E così ho capito che il problema non è solo un’economia difficile ma una mentalità chiusa ed ignorante che favorisce il non sviluppo e la povertà. Devi cambiare la gene, mi hanno dettoma la vedo dura, e così l’Africa sarà sempre l’Africa, povera ma ricca e sfruttata per rimanere in povertà con gente incapace di evolversi, il meglio che possiamo fare è dare comunque una mano, magari mandando qualche libro e qualche quaderno in quelle scuole fatte di fango e speranza così che magari, piano piano, la testa della gente cambi e si erudisca.

Veniamo ora ad un’altro aspetto di questo viaggio, il suo scopo. Chi va per riposarsi spaparanzato al sole otto ore al giorno, come fanno lo sanno solo loro, ma chi te lo fa fare di fare undici ore di volo in economica per stare ad arrostirti al sole? Tanto vale stare in Liguria. Chi va per vedere un posto nuovo e farsi coccolare in un resort di lusso ad un costo la metà di una vacanza in Sardegna con spiagge altrettanto belle se non di più, e chi come noi vuole andare per stare insieme, godersi la famiglia, e ritrovarsi senza il pensiero del lavoro, anche se questo è riuscito a seguirmi anche là;  poi chi magari ci va per salvare la vita di coppia. Ma ho visto anche coppie delle quali non ho ben capito a che sopo fossero lì, temo solo perchè lei ha trascinato lui. In particolare una coppia di anziani dove lei l’avrei gettata dall’aereo. Maltrattava il marito ad ogni occasione, anche solo se lui chiedeva che ore erano, non sto scherzando, lui ha chiesto alla moglie che ore erano e lei: che ore vuoi che siano?! SIamo appena partiti! Per non parlare del fatto che quando lui l’ha fatta alzare per passare e andare in bagno lei glielo ha concesso ma solo per quella volta, non sarebbe più dovuto andare in bagno fino a quando non fossero atterrati, e vi giuro che ha mantenuto la parola.

Ora mi chiedo, ma che diavolo succede ad una coppia almeno trentennale, per arrivare a trattarsi così? Lei è davvero un’arpia acida o è la sua vendetta per qualcosa che ha fatto lui?

Provate a rispondere voi perchè io una ragione non la vedo.

C’era una volta

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No, non voglio raccontarvi una fiaba della buonanotte, anche se mi piacerebbe, ma parlarvi di una nuova serie tv, che poi tanto nuova non è, siamo già alla settima stagione, ma dovete sapere che io arrivo lunga sulle serie tv (The Vampire DIaries l’ho scoperto alla terza stagione inoltrata).

Mi sono innamorata di questa serie tv all’istante ma stiamo parlando di sette stagioni da 22 episodi da 45 minuti, ce la faranno a mantenere vivo il mio interesse e quello di migliaia di persone?

Beh, sicuramente se vi piace il fantasy qui siamo nel puro classicismo, le fiabe a cui si fa riferimento sono tra le più conosciute ormai da secoli. Si inizia con Biancaneve, per poi passare alla Bella addormentata, Tremotino, Hansel e Gretel, ecc,ecc. Si potrebbe pensare che si tratti di qualcosa di visto e rivisto, fiabe ormai rivisitate all’infinito in ogni possibile stravolgimento, ma in questa serie la questione si fa interessate, fantasia e realtà si fondono insieme  facendo diventare i personaggi delle fiabe personaggi reali.

Quale più torbido e confuso miscuglio, penserete voi, invece no. Non nego che la trama sia fitta e intrecciata ma riesce mantenere il confine tra suspense e confusione al limite, perdere una puntata non vi farà impazzire per capire cosa succederà in quella dopo.

Strega cattiva 

Ma com’è possibile far collimare due mondi così diversi e opposti come quello della realtà con quello delle fiabe dove chi muore per mezzo di una mela avvelenata torna in vita grazie al bacio del vero amore? Dunque, la favola di Biancaneve e i sette nani la conoscete tutti, la strega cattiva assiste al trionfo di Biancaneve con il suo “… e vissero felici e contenti”  ma la fiaba non si ferma qui, la strega si presenta al matrimonio di Biancaneve minacciandola di rendere doloroso tutto il resto della sua vita e dei suo cari. Ricorrendo all’incantesimo più potente che si possa usare, per il quale non risparmia nemmeno il suo caro papà, persona unica al mondo capace di amarla nonostante la sua cattiveria; la strega cattiva trasporta tutti nel mondo reale a Storybrook, piccolo paese con la sua microeconomia, dove la strega cattiva è il potente sindaco, Tremotino è uomo d’affari senza scrupoli, Biancaneve maestra elementare alla quale viene negato l’amore, e così via. Ma questo equilibrio di soddisfazione che sembra dare alla strega cattiva il suo tanto agoniato lieto fine, viene rotto proprio da suo figlio adottivo che trova e porta a Storybrook la sua madre biologica. Il ragazzino ha capito che la gente di Storybrook sono in realtà i personaggi delle fiabe che non ricordano chi sono veramente, e che la sua vera mamma è la figlia di Biancaneve il cui destino è quello di restituire ai personaggi il loro lieto fine.

Salvatrice delle fiabe

Ciò che sorprende profondamente sono due cose: la trasmigrazione tra realtà e fantasia, ossia come ad ogni risvolto stravolto e non, corrisponda un pezzettino di realtà. E’ questo il caso di Tremotino, conosciamo tutti la fiaba per la quale lui ha il potere di darti ciò che vuole ma sempre con qualcosa in cambio, aiuta una giovane prigioniera a filare oro dalla paglia per tirarla fuori dai guai, ma in cambio vuole il suo futuro primogenito. Tremotino ha fama nelle fiabe per la sua capacità di fare accordi apparentemente inspezzabili, nella vita reale non è molto diverso, Tremotino è uomo d’affari che sottoscrive contratti, accordi e scambi, sempre a suo diretto vantaggio.

La seconda cosa che mi ha stupito è la straordinaria recitazione dell’attore che interpreta Tremotino. Pensavo che con Sean Penn, Di Caprio e Ian Somerhalder, di aver chiaro quale sia l’eccellenza nella recitazione, ma mi sono ricreduta con gradito stupore.

IL personaggio di Tremotino è estremamente complesso, si passa da padre protettivo e amorevole,

a uomo innamorato di Belle e corrisposto per giunta,

a signore oscuro ossia ciò che conosciamo come Tremotino,

a uomo d’affari senza scrupoli,

riesce ad interpretare tutti questi personaggi con enfasi ed eloquenza, emozionandoti in ognuno di essi. Robert Carlyle, è salito in cima alla classifica dei miei attori preferiti nel giro di un paio di puntate, e sebbene non abbia alle spalle chissà quale folgorante carriera, lo ritengo davvero un attore da oscar. Credetemi, se guarderete la serie non rimarrete delusi da lui.

Detto questo, torniamo alla serie dove realtà e fantasia si amalgamano come nella crema alla nocciola che faccio di solito ( Crema alla nocciola ); già dopo le prime puntate viene spontanea una domanda: le favole esistono davvero? Io credo che in un certo senso ci si possa credere, perchè ciò che fai nella vita, presto o tardi torna sempre indietro, nel bene e nel male anche se non nella forma che ti aspettavi, perciò se tu che stai leggendo sei una brava persona ma per te è un momento difficile, non disperare perchè prima o poi le cose andranno meglio di quanto credi, devi solo tenere duro; se invece non sei una persona per bene e stai assaporando la tua vittoria disonestamente conquistata, comincia a preoccuparti perchè la resa dei conti potrebbe essere molto vicina.

 

Marco Botti, imprenditore ponderato

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Quest’estate a Varano De’ Melegari, ha inaugurato il nuovo panificio Botti. Panificio, pasticceria, caffetteria.

Ho avuto il piacere di incontrare Marco e abbiamo parlato della sua attività:
“Cosa ti ha spinto ad aprire un attività?”
“Io già lavoravo sotto padrone e mi sono detto: se devo fare un sacrificio, tanto vale che lo faccia per me.”.
Ma Marco non si è fermato qui, ha valutato con attenzione il mercato, le sue tendenze, il rapporto tra la domanda e offerta, constatando che lo stile di vita è cambiato, la gente compra sempre meno pane, si è persa l’ abitudine di cucinare, si comprano sempre di più cibi pronti, a pranzo si mangia quasi sempre fuori, quindi diminuisce il consumo di pane. Attenzione, di pane ma non di quello che è considerato snack, come pizza, focaccia, ecc, e vi garantisco che in questi Marco va davvero forte.
Ma non finisce qui, aMarco ha capito che la panetteria da sola non bastava e vi ha affiancato il bar con aperitivi, colazioni con brioche fresche (slurp), e un po’ di pasticceria, cannoncinj, torte al cioccolato, sacher, baci di dama, biscotti, ecc.

Ma perché a Varano? Marco ci confida che voleva avvicinarsi a casa, alla famiglia e agli amici, inoltre Varano offriva una scelta di locali nuovi a scopo commerciale, questo implicata il rispetto delle nuove normative nel campo e locali commerciali a scopo alimentare, evitando lavori aggiuntivi al locale, e che locale! Estremamente pulito, luminoso, moderno. A Marco non sfugge nulla, cura i dettagli e i particolari, sono questi che fanno la differenza.
Il panificio Botti offre anche un servizio di pizza da asporto, potete anche acquistare pasta fresca semplice o ripiena, tra cui tortelli e annolini.
Dulcis in fungo Marco di recente ha costruito un gazebo coperto e riscaldato, così da offrirvi la possibilità di gustare il vostro pranzo al calduccio, perché se pensate che Marco si fermi al presente, vi sbagliate, uno dei suoi progetti futuri è quello di offrire anche pranzi con primi piatti freschi e gustosi.

Auguriamo a Marco il nostro più vivace in bocca al lupo e speriamo che molti prendano esempio da lui per l’iniziativa e l’intraprendenza.
Forza e coraggio!
Orari di apertura : 6-14 17-20.30
Telefono:052558180

Il coraggio

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Dunque, questo sarà un articolo intrudittivo ad una sezione nuova che andremo ad allestire , questa porterà proprio il nome di “Il coraggio”. Il titolo si ispira al libro di Paolo Crepet, famoso psicologo e sociologo, autore di diversi libri tra cui proprio “Il coraggio”. Tuttavia questo articolo non vuole fare da recensione ma solo usarne alcuni concetti attorno ai quali ruota la nostra sezione.

Qui non si parla del coraggio in chiave eroica, ma si fa riferimento a quell’ambizione, a quello stimolo che ci spinge a scendere dal letto e cominciare la giornata. Si parla del coraggio nel portare avanti un’idea, lavorare ad un progetto, coltivare un sogno.

E’ un po’ che mi guardo intorno e ho constatato che i giovani d’oggi non hanno, ambizioni, voglia di fare, molti non concludono gli studi ma neanche si danno da fare per cercare lavoro, ma non solo, non hanno hobby, interessi, sogni.

Non trovate che sia triste? Da giovani si dovrebbe saltare il fosso per il lungo ed invece eccoli lì, flosci appoggiati al bancone di un bar con la birra in mano a tirar sera. Ma che cosa è successo? Eh sì cari genitori dei tempi moderni, da madre mi sento di dire che forse la responsabilità è anche nostra, forse rimasti scioccati dai sacrifici che a loro volta, i nostri genitori facevano nei lontani anni 80 dove con lo stipendio da operai in Parmalat si manteneva la famiglia, e li vedevamo fare i turni notturni o doppi e poi a casa a tagliare legna o coltivare l’orto, capisco il timore che i propri figli facciano la stessa fine, ma a trent’anni essere ancora iscritti all’università senza la prospettiva di laurearsi a breve mi sembra un po’ troppo. Che ne dite?

Ebbene miei cari ragazzi, questa sezione non ha l’ obiettivo di fare la morale a voi o ai vostri bravi genitori che per voi vogliono il meglio come giusto che sia; al contrario, questa sezione vi porterà esempi di coloro che si sono posti un obiettivo e ce l’ hanno fatta, che non deve essere per forza il super imprenditore ma anche il semplice ragazzo che sogna di curare il gatto del vicino e si laurea in veterinaria, o il fornaio sotto casa che da’ da lavorare ad un paio di commesse e ci fornisce di pane squisito, persone semplici che ogni giorno hanno il coraggio di provarci ed andare avanti, sì miei cari, perché coraggio significa avere paura ma andare avanti lo stesso, e sono questi coraggiosi che ce la faranno.

Crepet afferma: “coraggio è quella magica umiltà che permette di capire il presente per costruire il futuro”, ed è così, genitori, insegnanti, siate autoritari mentori, siate mastri che insinuano coraggio nei vostri ragazzi, vuoi scoprire il mondo? Vai e ritorna a raccontarmi con stupore ciò che hai visto ed imparato; vuoi fare l’ attore? Allora studia arte e spettacolo, prova e sperimenta, mangia a sazietà a buffet della vita e scopri qual è il tuo piatto, sperando che questo non sia la pigrizia.

Coraggio!

Maialata, Vianino porc

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No, non si tratta di qualcosa vietato ai minori, se mai vietato ai deboli di digestione.

Domenica 19 novembre sì è  tenuta a Vianino  la consueta maialata. Si tratta di una mangiata a base di maiale.

Un vero successo! I posti erano tutti prenotati e ogni pietanza squisita, sì perché a Vianino le cose o le facciamo bene e secondo tradizione o non le facciamo. Il brodo rigorosamente di carne scelta, purea  fatto con vere patate e latte e non con preparati industriali, passate per bene e condite come si deve.

Menù ricco e cucinato a dovere dunque, polenta cucinata lenta che accompagnava i salumi misti, tagliatelle all’uovo con sugo a base di pasta di salame, altro che banale ragù; cotechino e salame fritto accompagnati con  il purea, guancialini di maiale in umido con polenta, per poi concludere con un bel brodino caldo e passatelli fatti al momento, perché  dopo un pranzo simile un bel brodino caldo aiuta a digerire.

Se vi è  avanzato un posticino ci sono le torte della nonna, sempre create come vuole la tradizione, e un buon caffè. A Vianino non si trascura nulla, una volta organizzato il prelibato menù, questo lo potete gustara al coperto e al caldo dal freddo novembre, tutto servito con  i tempi che favoriscono la digestione, e la calma e la tranquillità  che il paese ha da offrire, eh sì  perché  se credete che con un menù  così  ricco si riducano le dosi vi sbagliate di grosso.

Buon cibo a sazietà, tanto che sfido chiunque a cenare o anche solo spizzicare, perché  come diciamo a Vianino “per che ce ne sia abbastanza bisogna che avanza”

Quindi gentili signori, venite a trovarci ancora e come sempre non vi deluderemo!

Giovanna, la povertà e l’immigrazione

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Giovanna, nome che usiamo per convenzione, è donna di altri temi. Sopravvissuta alla miseria generata non solo dal dopoguerra ma anche da una famiglia numerosa, Giovanna è l’ultima di ben undici fratelli.

Nacque nel 1948 in una casa di sassi su una collina dell’appennino Parmense. La sua famiglia era povera, non possedevano terra propria da poter coltivare, ne tanto meno potevano permettersi di acquistare animali da poter allevare e far riprodurre così da poter sfamare la famiglia. I genitori lavoravano come mezzadri e Giovanna cominciò  a lavorare fin da bambina, “non ricordo quanti anni avevo, lavoro da quando ho memoria”. Raggiunta l’età per frequentare la scuola, Giovanna va a lezione il mattino, giusto il necessario per imparare a leggere e scrivere (Giovanna ha solo la quinta elementare) e poi aiuta i genitori presso i campi e fa qualche pulizia in casa dei padroni. Un giorno le venne chiesto di servire una tazza di latte, ma Giovanna era piccola e le mani maldestre fecero rovesciare la tazza e il latte finì sul pavimento, una sgridata non fu sufficiente, Giovanna venne duramente bastonata, ma che fare? “o ti prendi la bastonata, o te e la tua famiglia perderete il lavoro e morirete di fame”, le disse con voce dura il padrone.

I soldi in casa di Giovanna non bastavano mai e il ricavato del raccolto non era sufficiente per loro, alcuni fratelli di Giovanna morirono da bambini per malattia, altri migrarono all’estero, chi in Argentina, chi in America e non se ne seppe più nulla.

Un giorno si presentò a casa di Giovanna una signora, ben vestita ed educata, era chiaro che apparteneva ad un altro ceto sociale, “ti andrebbe di venire da me in Germania? Ho una gelateria e ho bisogno di aiuto, ti darei qualche soldo, vitto e alloggio e ovviamente tutto il gelato che vuoi” . A quella proposta Giovanna e i suoi genitori si illuminarono, per loro era come vincere alla lotteria.

Giovanna partì il giorno stesso. I successivi sei mesi Giovanna li passò nella cantina della gelateria a pelare frutta senza mai vedere la luce del sole, certo gli fu dato quanto promesso ma a che prezzo? A Giovanna non veniva permesso uscire dalla cantina, il timore della sua datrice di lavoro era che questa potesse imparare la lingua e riuscire a farsi strada da sola, e lasciare quel lavoro per uno migliore.

Giovanna tornò a casa in inverno, appena arrivata a casa i genitori le chiesero: “Hai soldi?”, Giovanna dette loro tutto il suo misero guadagno.

L’inverno passò e a primavera la stessa signora si presentò a casa di Giovanna con la stessa offerta dell’anno precedente ma Giovanna questa volta non voleva andare, a forza i genitori la spinsero fuori di casa per farla tornare in Germania, dove passò altri sei mesi, ma questa volta, finita la stagione, Giovanna tornò in Italia ma non dai suo genitori, andò nella città in cerca di lavoro, l’economia si era ripresa, e Giovanna trovò subito lavoro come sarta, divideva la casa con altre ragazze e con il passare del tempo e tanto lavoro, diventò indipendente.

Conobbe quello che oggi è suo marito, si sposarono ed insieme misero su una attività di idraulica, Giovanna amministra e tiene la contabilità, mentre il suo marito fa il lavoro da idraulico.

Fortunatamente non tutti i genitori erano così duri al tempo, Giovanna non fu fortunata, tuttavia alla fine se l’è cavata.

Oggi si è portati a credere che la ricchezza sia direttamente proporzionale alla quantità di denaro, ed in effetti, per come stanno le cose oggi, è un aspetto che non si può contestare, eppure una volta la ricchezza era la terra dalla quale trarre frutti per il nostro nutrimento e anche per il nutrimento di quegli animali che un giorno avrebbero sfamato la famiglia, almeno per chi poteva permettersi il maiale. Ma chi non aveva ne terre ne bestie, la vita era molto incerta, il mal nutrimento portava alla debolezza, si era più esposti alle malattie oltre che soffrire la fame.

Da queste parti vi fu un tempo in cui i soldi non contavano, durante la guerra i ricconi di città venivano nelle campagne ad offrire denaro in cambio del cibo del tuo orto o una parte della carne ricavata dal tuo maiale, o una bottiglia di latte della tua mucca, ma tutto l’oro del mondo non poteva pagare nulla, di cibo ce n’era poco e chi se lo riusciva a procurare se lo teneva stretto, perchè il denaro non lo mangi. 

Vale la pena di riflettere su questo.

 

Partigiani, idealisti o opportunisti?

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La storia ci parla della seconda guerra mondiale e le ragioni socio-politiche-economiche che l’hanno mossa, quale guerra non ne ha?! Insieme a queste anche i movimenti che vi si sono contrapposti. In Italia spicca il partigianesimo.

Questo movimento aveva l’obiettivo di opporsi all’avanzata fascista e proteggere il popolo vittima di tale avanzata.

Ma nel mio paese sembra che non sia stato così.

Se seguite questo blog, ormai conoscete Vianino ma vi riporto lo stesso alcuni articoli

Vianino sottosopra

La batera

Vianino e arte

Nel corso degli anni ho raccolto diverse testimonianze da diverse fonti che però raccontano tutti la stessa storia:

“I partigiani si appostarono in alto, al tempo non c’erano gli alberi che ci sono ora e la strada sottostante era ben visibile. Videro i soldati tedeschi che si avvicinarono, ed aprirono il fuoco uccidendo uno di loro, un soldato tedesco. I partigiani invece che restare per difendere il paese, fuggirono. Rimasero alcuni uomini, non erano partigiani, ma quando i tedeschi arrivarono li fucilarono. I tedeschi ci dissero che il giorno dopo avrebbero bruciato il paese, così ce ne andammo lasciando le nostre case.”

Il parroco del tempo chiese di poter dare degna sepoltura a compaesani uccisi per mano dei soldati tedeschi, gli fu concesso 24 ore.

Pia, originaria di Corniglio, ci racconta una storia che per me è ancora più agghiacciante:

” Mio padre era podestà” con questo termine ci si riferisce a quello che oggi chiamiamo sindaco, ” era accusato di essere fascista. I partigiani irruppero in casa nostra, spinsero mia madre contro il muro e le puntarono la pistola alla gola, mi afferrarono  e mi gettarono dalla finestra. Un donna che passava di lì mi prese e mi salvò la vita, avevo sei mesi.”

Queste sono solo alcune delle testimonianze ma durante il corso degli anni ne ho raccolte diverse. Molti affermano che i partigiani andavano nelle case accusando i loro abitanti di essere fascisti, così facendo rubavano e nei casi più gravi, uccidevano.

Tuttavia, le testimonianze raccolte affermano che fra i partigiani vi erano gli idealisti che combattevano per la patria e la difendevano, ma coloro che si associavano attivamente nel movimento partigiano per comodo, agivano con più crudeltà dei fascisti stessi.

Molto probabilmente le statistiche confermeranno il buonismo del partigianesimo, e molti libri di storia confermano l’importanza del movimento partigiano nell’ostacolare l’avanzata fascista, però io mi chiedo: se per 10 partigiani combattenti e onorevoli ve ne era uno crudele e sfruttatore che agiva ancora più violentemente  del nemico, quanto varrà il bene fatto dai partigiani coraggiosi?

Giuseppina 13enne violentata e uccisa dai partigiani

… perchè questa storia, annulla molto del bene fatto dai partigiani.

Bozzu

Un successo personale

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Orbene, le regole del giornalismo e della comunicazione vietano di mettere del personale in senso stretto in ciò che si scrive, ma sta volta farò un’eccezione sì perchè voglio condividere con voi un grosso traguardo personale.

Lo scorso sabato dalle mie parti, c’è stata una festa organizzata dall’Associazione Amici di Vianino, per due ragazzi che si sono sposati di recente, forse ve li ricorderete, sono Simone e Carlotta della trattoria Carra che si trova sempre a Vianino.

Carlotta e Simone, trattoria Carra

Questi due gentili ragazzi mi hanno chiesto se potevo occuparmi della torta nuziale. Subito sono stata assalita da una valanga di idee, dalla torta a piani decorata con fiori a decorazioni in pasta di zucchero, o ornata di farfalle e cuori sfumati con l’aerografo alimentare, a torte di cioccolato fantasiose, ma i miei amici Carlotta e Simone sono di animo semplice e genuino, e mi hanno commissionato crostate di marmellata e frutta.

Ebbene cari lettori, mai più pensavo di dovermi ricredere su una banale crostata, è stato divertente e appagante giocare con le forme di pasta frolla e composizioni di frutta, senza contare che ho scoperto il prezioso quanto talentuoso ed inaspettato aiuto di mia figlia, che diligentemente trasformava fragole grassocce in eleganti boccioli di rose. Ho confezionato quattordici torte fra frutta e marmellata, oltre che a un centinaio di cioccolatini e ben 160 baci di dama alla nocciola.

Tesa e un pò nervosa per la paura di fallire, ho consegnato e allestito le torte, il timore e l’insicurezza salivano mano a mano che estraevo le torte dal frigo, tante persone quella sera mi avrebbero giudicato per il mio lavoro, e credetemi se vi dico che dalle mie parti in termini culinari non sono molto clementi.

Beh, gentili signori è stato un successo!!!  Tutti hanno apprezzato il mio lavoro, molti mi hanno cercato per farmi i complimenti non solo per l’allestimento ma anche per il gusto, e anche se rimango dell’idea che forse potevo fare di più, sono comunque estremamente soddisfatta. Le torte sono piaciute e i baci di dama sono stati “vampati” nel giro di un’ora, sono riuscita a salvare solo qualche superstite per le mie piccole. Felice e rilassata ho ringraziato tutti e mi sono raccomandata per eventuali lavori futuri.

Ringrazio di cuore Simone, Carlotta e Silvia per la splendida opportunità.

Adesso, beh, giudicate voi.